lunedì, novembre 21, 2011

Donne mormone: una forza inoppugnabile con cui fare i conti?

by Kels
Lo scorso fine settimana, mentre ero dai miei suoceri, ho visto questo libro sul tavolo della nonna di mio marito:


Ero molto emozionata nel leggere il titolo "Profiles of 100 prominent LDS Women" –“Ritratti di 100 donne SUG di rilievo”; sono molto grata per gli straordinari esempi di donne dei Santi degli Ultimi Giorni (SUG) nella mia vita, e sono rimasta impressionata nel constatare che quello era il tipo di libro che avrei voluto che le mie figlie leggessero. In realtà mi piacerebbe che anche i miei figli e mio marito lo leggessero; ho iniziato a sfogliarlo e ho pensato che sarebbe stato bello per i nostri figli poter leggere, insieme alla storia degli apostoli e dei profeti, la storia di straordinarie donne SUG!
Penso sia favoloso che molte famiglie mormone ritengano prioritario comprendere e conoscere i profeti della nostra Chiesa, ma mi ha sempre rattristato un po’ il fatto di non conoscere e rendere onore alle donne che hanno offerto contributi analoghi al nostro mondo e alla nostra Chiesa. Spero pertanto, di poter dare ai miei figli una vasta gamma di esempi da seguire: membri e non-membri, uomini e donne.

Ricordo di aver divorato libri su Harriett Tubman, Florence Nightingale, Marie Curie, Helen Keller, e altre donne straordinarie da ragazza. Mi piaceva avere uno sguardo sulle loro vite e a quello che avevano realizzato; mi aiutava a comprendere il mio potenziale e ad elaborare una visione della mia vita.
È meraviglioso poter avere degli scritti su dei modelli di donne SUG che sono riuscite a giostrare quella difficile combinazione tra casa/famiglia e società, e possono illuminare anche noi su come fare lo stesso.

Non ho ancora letto l’intero libro, ma sfogliandolo ci sono alcuni personaggi che mi sono subito saltati all’occhio, tra le quali Beverly Campbell (un’amica di famiglia che ha scritto il libro “Eve and the Choice Made in Eden” - “Eva e la scelta fatta nel giardino dell’Eden”), Leah Widstoe, Lilia Wahapaa, e Laurel Thatcher Ulrich (Stephenie Meyer è anche tra queste... hmmm). Ad ogni modo, per questo post, ho pensato di mettere in risalto una donna che mi ha davvero ispirato tanto: Claudia Lauper Bushman. Le sue parole hanno descritto pienamente alcuni pensieri sui quali ho rimuginato ultimamente, e sono fiera di condividerli qui con voi!

Nel descrivere Claudia, è stato detto che la sua “difesa dell’importanza delle donne, non solo storicamente, ma nello scrivere la storia, sarà il suo retaggio più duraturo. Sotto molti versi, lei stessa ha esemplificato le varie opportunità che le donne possono avere di convertire le proprie esperienze in ricche testimonianze storiche, come lei fece, ad esempio, nelle sue riflessioni sulla infanzia nel rione di San Francisco’s Sunset, o nelle sue candide reminiscenze di alcuni conflitti sulla sua partecipazione in Exponent II” (citazione).

Oltre ad essere stata nominata “madre dell’anno dello stato di New York”, Claudia è anche una docente universitaria, avendo pubblicato sette libri e insegnato alla Columbia University e Claremont Graduate University. Ma più che questi brillanti elogi, è stata una citazione di Claudia a saltarmi all’occhio. Sul bilanciare le responsabilità della maternità ha detto: “Sono arrivata a credere che una donna non dovrebbe mai rinunciare ai suoi interessi al di fuori della famiglia, indipendentemente da quanto stanca possa essere o quanto limitata la sua vita possa sembrare durante i duri anni dell’educazione dei figli. Lei dovrebbe sempre tenere un piede nella propria vita”. Questo commento mi ha ricordato dei miei stessi pensieri su questo argomento, soprattutto in questo post su "Millie's Mother's Red Dress" – “il vestito rosso della mamma di Millie”.

Claudia ha evidenziato come l’educazione abbia benedetto la sua vita e la abbia aiutata ad essere una madre migliore:
 “La scuola ha reso i lavori domestici un piacere. Ero lieta di fare biscotti o di cucire vestiti per Pasqua o di leggere storie. Tutte queste cose sono divenute più preziose e desiderabili. Avere interessi al di fuori dell’educazione dei figli o delle faccende domestiche non vuol dire necessariamente essere una donna in carriera.
C’è molta differenza tra  l’essere una devota casalinga e essere un dirigente in un’ azienda “Fortune 500”.
Le madri possono essere incoraggiate dalla chiesa ad educare i propri figli, ma una donna ha anni prima e dopo i figli, e persino ore quando i figli sono piccoli durante le quali può leggere o scrivere qualcosa. Non abbiamo bisogno di mungere le nostre mucche, alimentare le stufe a carbone o filare la nostra lana a meno che non vogliamo. Anche con molti figli c’è tempo per scelte e compromessi”.

Per me questa citazione evidenzia alcuni punti principali:
noi donne abbiamo più flessibilità nelle nostre vite di quanto a volte ce ne diamo credito, e
@ a volte sembra che ci siano solo poche cose culturalmente accettabili che una madre possa fare (gli esempi di Claudia sono orientate alle donne pioniere, ma rende comunque l’idea), ma abbiamo scelte a nostra disposizione.

Nonostante ci possano essere molte donne che preferiscono utilizzare il proprio tempo in eccesso lavorando a maglia, cucendo vestiti, inscatolando personalmente le proprie scorte alimentari, facendo trapunte a mano, e dando lezioni di piano (ho scelto queste attività perché nella mia esperienza personale, sono tutte attività socialmente accettabili per una “madre”), ci sono anche altre madri che servono in organizzazioni non-profit locali, lavorano part-time in un’azienda locale, lavorano da casa (nel caso delle autrici di questo blog in industrie nel settore medico, legale e lavoro sociale), scrivono un libro, o sono coinvolte in una serie di altre attività.

Mi viene in mente un anno durante il quale con le Giovani Donne cucimmo diverse trapunte, e io finii col dare i numeri e chiesi l’inimmaginabile: perché era così importante per me imparare bene a cucire trapunte, e perché non potevamo imparare qualcosa di più pratico ed interessante? In pratica mandai il messaggio che non ero interessata  ad imparare nulla ad eccezione di ciò che stavano imparando i Giovani Uomini (esplorare caverne, cambiare l’olio in una macchina, campeggi, attività di sopravvivenza e altro). Sperai anche di imparare l’informatica, a leggere e discutere di letteratura, parlare di test di ammissione universitari, scelte di carriera, etc. Confesso, il mio approccio non era sensibile o diplomatico, ma da adulta sorrido ancora ripensando a quell’episodio, e penso di aver avuto un punto valido (per quanto presentato in maniera un po’ grezza).ù

Troppo spesso, con le Giovani Donne o con la Società di Soccorso sprechiamo i nostri sforzi in occupazioni che sono “sacrifici insensati”, come li ha descritti di recente Presidente Uchdorf. Lui ha utilizzato l’esempio di presine a punto croce, e vorrei aggiungere l’esorbitante numero di attività della Società di Soccorso che danno importanza al fai da te, all’abilità di sistemare fiori, e come decorare una cupcake. Certamente c’è un tempo ed un luogo per queste cose; questi sono hobby adorabili, e alcuni possono persino essere utilizzati per guadagnare qualche soldino in più.
*Ripeto, se partecipate a queste attività penso sia stupendo e non lo critico minimamente … è una vostra prerogativa di scegliere i vostri hobby.*

Detto questo, faccio fatica a pensare ad un’attività da quando faccio parte della Società di Soccorso che non ha messo in rilievo o il fai da te o il processo del parto. Il parto è sicuramente un argomento importante da discutere tra donne, e sia mio marito che altri mi hanno sottolineato la stupenda sorellanza e amicizia che si può creare in attività durante le quali le donne possono rilassarsi e fare qualcosa di bello insieme. Lo riconosco anche io, e sono d’accordo; ma mi preoccupa il fatto che questi due argomenti compongono le uniche attività della Società di Soccorso alle quali sia stata invitata (soprattutto quelle sul fai da te).

Sono fiduciosa che almeno alcune delle nostre attività, e si spera la maggior parte delle attività, dovrebbero essere centrate su attività che servono le necessità della comunità e uniscono le sorelle nello sforzo di soddisfare la triplice missione della Società di Soccorso (aumentare la fede e la rettitudine personale, rafforzare le famiglie e ricercare ed aiutare i bisognosi). Vorrei aggiungere che queste attività possono far raggiungere gli stessi scopi di un’attività di fai da te: fare amicizia e rilassarsi. Se non altro, un’attività di servizio bene organizzata può formare amicizie ancora più forti e favorire una vera guarigione dell’anima. Per come la vedo io, ci sono molti rioni che sono coinvolti in attività di questo tipo (nella mia confusione e frustrazione, ho chiesto in giro), e di questo me ne rallegro. Spero che abbastanza presto questa sarà la norma nella Società di Soccorso, e che attualizzeremo il nostro potenziale come organizzazione di donne ispirata da Dio in persona per servire le sue figlie e le loro famiglie!

Ritornando sull’argomento di donne che hanno flessibilità e scelte nelle loro attività,  mi torna in mente questa bellissima citazione di Sorella Pat Holland:
“Sono molto grata della nuova consapevolezza che il movimento femminista ha dato ai principi evangelici che abbiamo ricevuto da Madre Eva e prima ancora – la libertà, il diritto di scegliere. Ma una delle più spiacevoli conseguenze che ci si è posta davanti in questa questione del libero arbitrio, è che a causa dell’aumento di diversità negli stili di vita delle donne di oggi, sembriamo ancora più incerte ed insicure tra di noi. Non ci stiamo avvicinando, ma allontanando da quel senso di comunità e sorellanza che ci ha sostenuto e dato forza per generazioni. Sembra esserci un aumento nella competitività e una diminuzione nella generosità verso gli altri. Coloro che hanno tempo ed energia per inscatolare frutta e verdura imparano delle qualità che potrebbero essergli molto utili in tempi di difficoltà – e con l’attuale instabilità economica, questo potrebbe accadere da un momento all’altro. Ma non dovrebbero guardare di sottecchi chi sceglie di acquistare le pesche sciroppate e a cui non piacciono le zucchine in nessuno dei 35 modi diversi di preparazione suggeriti, o che semplicemente ha fatto una scelta cosciente di utilizzare il proprio tempo ed energia in altre attività edificanti
("One Thing Needful", Ensign, Oct. 1987, 26).

So di camminare su di un campo minato nel discutere il fai da te J, ma spero di riuscire a comunicare il mio messaggio con lo stesso amore con cui Sorella Holland ha comunicato il suo. Primo, non giudichiamoci a vicenda come donne. Secondo, rispettiamo le scelte e gli interessi delle altre. E in fine, il mio messaggio personale è che spero saremo capaci di continuare a pensare a come aumentare il lavoro importante nelle nostre vite, e come i guerrieri del Signore dei nostri tempi, considerare come possiamo rafforzare la famiglia nel mondo, essere di supporto ai figli della nostra comunità, nazione e mondo, e farlo utilizzando i nostri talenti e interessi donatici da Dio.

Ci sono mille modi per farlo e un bilione di donne uniche che possono sostenere la causa del Signore a modo proprio. Ultimamente ho pensato alla reputazione delle donne mormone, e sono rimasta un po’ delusa nel realizzare che invece di essere in prima linea sui problemi delle donne, eliminando la violenza infantile, rafforzando le comunità, sostenere le fondamenta sociali per le famiglie, eliminando la schiavitù, e avanzando l’accessibilità dell’educazione ecc … Siamo invece riconosciute nella blogosphera per le nostre impressionanti capacità nel fai da te, i nostri impressionanti link su Pinterest (colpevole), e le adorabili creazioni in vendita su Etsy. Per esempio questo è come un osservatore esterno (non-SUG) descrive il fenomeno delle “mamme alla moda che scrivono sui Blog”: “Hanno la frangia come Zooey Deschanel e armadi pieni di bei vestiti vintage. Le loro case sembrano saltate fuori dai cataloghi di Anthropologie. I loro figli assomigliano ai modelli di Baby Gap … trascorrono i loro giorni liberi su progetti divertenti (cuscini gufo vintage! Orecchini fatti con bottoni riciclati! Tovaglioli stampati a mano!). Passano i loro fine settimana organizzando grandi e bizzarre cene per i loro amici, tutti con figli e mariti altrettanto adorabili … sono gelosa. Anche io voglio disporre fiori tutto il giorno!” (citazione).
La “blogger” ha continuato dicendo, “il fenomeno della casalinga mormone più felice di te, è così ben riconosciuto che ha persino prodotto un blog che ne fa la parodia, Seriously So Blessed - Seriamente così Benedetti, il cui autore immaginario raglia cose del tipo “noi ci divertiamo 24 ore al giorno e AMIAMO essere sposate!”

Certo questa è una generalizzazione delle donne mormone, e non sto dicendo che questi campi o queste attività non siano degne, ma mi preoccupa il fatto che questi sembrino essere gli unici settori in cui siamo comunemente riconosciute come campionesse e innovatrici. Ci dilettiamo in altre questioni, ma penso sia giunto il momento per le donne mormone di farsi avanti e alzare la propria voce nel mondo politico, a favore della famiglia, dei bambini e della religione. Questo è il momento per le donne mormone di organizzare e sostenere le problematiche che minacciano le nostre nazioni e la nostra autonomia spirituale. Questo è il momento per le donne mormore di mobilitarsi e combattere la tremenda battaglia contro la schiavitù, abuso, sfruttamento, e infanticidi che costantemente minacciano una grandissima parte dei figli di Dio e in particolare le sue figlie. Come è scritto così eloquentemente nelle scritture, e citato in cima al banner del nostro blog: “chi sa se non sei diventata regina appunto per un tempo come questo” Ether 4:14.

Se posso essere così sfacciata, so che siamo venute al regno per un tempo come questo! E abbiamo un obbligo e un mandato sacri verso i figli di Dio nel condividere il messaggio di gioia e nel diffondere le nostre benedizioni. Spero di far parte di quel gruppo che accelera la venuta del giorno in cui, le donne mormone, verranno riconosciute per la loro reputazione, non solo come creatrici di bei progetti, blog, e case, ma anche come un gruppo che si batte per la causa della famiglia, libertà e carità.

Non sarebbe fantastico sentire gli altri dichiarare: “queste donne mormone, sono una forza inoppugnabile con cui fare i conti!”

In conclusione, vorrei condividere quest’ultima citazione dalla mia musa per questo post, Claudia Bushman.
So che è un po’ forte, ma la trovo innegabile e mi ha fatto riflettere sulla mia vita.
Qui, lei descrive la sua visione del nuovo ideale per le donne dei Santi degli Ultimi Giorni per le generazioni future:

Le donne cesseranno di lasciare le loro opere scultoree in generosi banchetti distrutti quotidianamente,
in indumenti cuciti per essere indossati da famiglie vivaci,
o a decorare torte ornamentali.
Seguiranno l’ammonimento dato ad Emma Smith,
e il loro tempo verrà dedicato a scrivere ed imparare tanto.
Gli sarà data una matita d’oro alla nascita per scrivere i loro pensieri e le loro esperienze …
in breve, un nuovo mondo ci verrà aperto, e tutto sarà possibile.”

domenica, novembre 06, 2011

Matrimonio Plurimo, un Sacrificio Abrahamico, e l’Agnello di Dio nel cespuglio.



Durante i miei studi universitari alla BYU-Idaho, io e mio marito (allora il mio fidanzato) decidemmo di frequentare insieme un corso di ballo liscio. Il primo giorno del corso, ci rendemmo conto che c’erano molte più ragazze che ragazzi nella sala da balla. La nostra insegnante di ballo spiegò a tutti che le donne avrebbero danzato a turno con gli uomini, visto che erano in numero maggiore. Quando lo comunicò le donne si lamentarono, l’istruttrice sorrise e disse, “è meglio che vi ci abituiate signore. Dopo tutto è così che funzionerà nel regno Celeste.”

Mi ricordo che il mio stomaco si attorcigliò in modo poco piacevole quando disse ciò. Mi girai verso il mio allora fidanzato e dissi, “se lei ha ragione allora la poligamia è un requisito essenziale in cielo, puoi andare avanti e godertelo, ma io volontariamente decido di fermarmi un gradino sotto a passar del tempo con gli angeli.” Lui rise, perché stavo scherzando…. Ma allo stesso tempo ero anche abbastanza seria. In modo più specifico, una vita dopo la morte dove mi si richieda di condividere mio marito con altre donne, mi suona come l’esatto opposto del paradiso. Anche se, la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni non pratica la poligamia in questo momento storico e dal 1890, la poligamia è una questione molto reale per quel che riguarda la vita dopo la morte, e i membri della Chiesa se la trovano davanti ogni volta che la prima moglie di un marito muore, e allora lui è suggellato a più di una moglie, oppure qualsiasi donna che pensa al matrimonio nel Regno Celeste.
    
Inoltre, questa è una questione che è esistita attraverso tutta la Cristianità, e non incominciò con Joseph Smith. Per esempio, la prima citazione sulla poligamia che si trova (tecnicamente poliginia) nella Bibbia riguarda Lamech, il quale “prese due mogli”, Genesi 4:19. Inoltre sappiamo che Abrahamo, Giacobbe, Esaù, Gideone, Saul, Davide, Salomone, Rehoboano, Elkanah, Ashur, Abijah e Jehoiada contrassero matrimoni plurimi. Alcune interpretazioni inoltre suggeriscono che Mosè ebbe una seconda moglie.

Nonostante ho passato molto tempo studiando e meditando sulla poligamia, non pretendo di essere un’esperta su questo argomento. Comunque, la risorsa più accurata e confortante che ho mai letto su questo argomento è “Polygamy” by V.H. Cassler. Raccomando a tutti di leggere l’articolo nella sua interezza, ma allo stesso tempo ho estrapolato alcuni tra i passaggi che preferisco per voi.

Primo, la Cassler cita molte scritture e passaggi di profeti che rendono chiaro che, il matrimonio tra un uomo e una donna è il principio predefinito, o la regola generale. Per esempio, nel sermone di Giacobbe sul matrimonio nel Libro di Mormon, Giacobbe dice, “Pertanto, fratelli miei, uditemi, e date ascolto alla parola del Signore: Poiché nessuno fra voi avrà più di una sola moglie; e di concubine non ne avrà nessuna” (Giacobbe 2:27).
Il Millennial Sart, inoltre, disse nel 1933, “Il matrimonio Celeste – che è, il matrimonio per il tempo e per tutta l’eternità – e il matrimonio plurimo o poligamo non sono sinonimi. I matrimoni monogami per il tempo e per l’eternità, celebrati nei nostri templi seguendo la parola del Signore e la legge della Chiesa, sono matrimoni celesti.” Millennial Star, Settembre 1933; 95:588.
In Dottrina e Alleanze 49:16 “Pertanto, è legittimo che egli abbia una sola moglie, e i due saranno una sola carne, e tutto ciò affinché la terra possa rispondere al fine della sua creazione”.
La Cassler inoltre fa notare che “All’inizio, quando la terra era vuota e solitaria e aveva bisogno di essere riempita, Dio diede ad Adamo una moglie, Eva, così che lo schema della sua legge del matrimonio potesse uscire dall’alba dei tempi e raggiungere il primo matrimonio umano sulla terra (vedere anche Mosè 5:3 “E da quel tempo in avanti i figli e le figlie di Adamo cominciarono a dividersi a due a due nel paese, a coltivare la terra, e a badare alle greggi; e anch'essi generarono figli e figlie.”)

Di conseguenza, la poligamia è una eccezione limitata dell’usanza generale del matrimonio monogamo, e la poligamia diventa legge solo quando Dio la ha comandata tramite un profeta vivente. Questo principio è sostenuto da Joseph Smith, il quale disse, “Ho costantemente detto che nessun uomo dovrebbe avere più di una moglie alla volta, a meno che il Signore dia direttive differenti.” Joseph Fielding Smith, ed., Teachings of the Prophet Joseph Smith (Salt Lake City: Deseret Book, 1977), 323. 
In modo simile Bruce R. McConkie disse “Secondo la legge del matrimonio del Signore, è conforme alla legge che un uomo abbia una moglie alla volta, a meno che tramite una rivelazione il Signore comandi la pluralità di mogli.” Bruce R. McConkie, Mormon Doctrine, 2d ed., rev. (Salt Lake City: Bookcraft, 1966), 577.
Di conseguenza, come la Cassler ha sottolineato, “Dio non è indifferente a come I suoi figli si sposano. Attivamente e severamente pone dei limiti alla pratica della poligamia, mentre non fa lo stesso con la monogamia.”

La Cassler paragona l’eccezione della poligamia al sacrificio Abrahamico, dove Dio, infine, pone fine al sacrificio e fornisce “un montone in un cespuglio”. Per quanto riguarda Abrahamo, Dio gli ordinò una eccezione al comandamento generale “non uccidere.” La Cassler spiega, “Un sacrificio Abrahamico coinvolge almeno 3 elementi che troviamo nella storia di Abrahamo al quale fu comandato di uccidere il figlio Isacco:


  • Dio insegnò molto chiaramente ad Abrahamo una legge (“Non uccidere” [Dottrina e Alleanze 132:36 “Fu comandato ad Abrahamo di offrire suo figlio Isacco; nondimeno era scritto: Non cuccidere. Abrahamo però non rifiutò e ciò gli fu messo in conto di giustizia”.]
  • Dio allora chiese ad Abrahamo, un uomo innocente e giusto, di infrangere quella legge (“sacrificare Isacco2), e la scelta di allontanarsi da essa sembrerebbe cancellare la gioia che naturalmente scaturisce dalla legge;
  • Dio rende disponibile una via di fuga per non infrangere la legge (l’angelo mandato per stendere la sua mano e il montone nel cespuglio; Genesi 22:11-13), il che riporta la gioia dell’essere in grado di vivere sotto la legge un’altra volta …
Il primo sacrificio Abrahamico giunge a un termine grazie al Signore, il quale libera Abrahamo dal comandamento eccezionale che gli aveva causato tanto dolore. La gioia paradossale viene sostituita dalla pienezza della gioia naturale. Dalla sofferenza nel sacrificare Isacco, Abrahamo ritrova Isacco per sempre. Questo è un elemento molto importante di ogni sacrificio Abrahamico: alla fine è sempre concluso da un intervento divino.”



“Perché il Signore porta questo sollievo? Possiamo solo ripetere che Dio non è indifferente tra uno stato di sacrificio e uno di sollievo, e che con tutto nella normalità, lui intensamente preferisce, per i suoi figli innocenti, un sollievo eventuale a un sacrificio perpetuo”. 
L’opinione che la poligamia è analoga a un sacrificio Abrahamico è sopportata da Dottrina e Alleanza. In D&A 132:50, dove Dio parla di matrimonio eterno e di matrimonio poligamo, disse a Joseph, “Ecco, ho visto i tuoi sacrifici e ti perdonerò tutti i tuoi peccati; ho visto i tuoi sacrifici in obbedienza a ciò che ti ho detto. Va' dunque, e io ti creerò una via d'uscita, così come accettai da Abrahamo l'offerta di suo figlio Isacco.” La Cassler sottolinea che “tutti i versetti vicini parlano della poligamia, e l’unico altro versetto che menziona Isacco nella rivelazione è nel contesto della poligamia. La via di fuga non si riferisce ai nemici o alla povertà o ad altre difficoltà, perché l’ultima frase che riguarda Isacco ripete che è una via di fuga da un ordine che il Signore ha dato e che è stato discusso. Il versetto 50 fa parte di un insieme che incomincia con il versetto 36, perché questi sono i soli due versetti nei quali Isacco è menzionato … sembra ragionevole concludere, allora, che Dio sta parlando della poligamia nel versetto 50. Il Signore sta esprimendo empatia per le difficoltà e i dolori imposti a Joseph da questo comandamento eccezionale di allontanarsi dalla legge del matrimonio. Lui promette di tener conto dell’obbedienza di Joseph per la rettitudine, come fu considerato il sacrificio di Abrahamo. E, molto significativamente, gli viene promesso che a un certo punto Joseph avrà una via di uscita da questo comandamento eccezionale che si discosta dalla legge del matrimonio e che il sacrificio e la sofferenza che hanno accompagnato la sua obbedienza finiranno … un giorno ci sarà un montone nel cespuglio per Joseph Smith riguardante la poligamia, e lui proverà il sollievo e la gioia naturale che accompagnano questa via di fuga.”

Spero sinceramente che questa interpretazione di D&A 132 sia corretta, perché se lo è ci sono molte implicazioni positive le donne mormone.


  1. La mia insegnante di ballo liscio era con molta probabilità in errore nella sua “congettura poco critica che il matrimonio poligamo è presente nel regno celeste, e che nonostante non ci sia comandato di praticare la poligamia qui, ci verrà richiesto di praticare la poligamia là.” La Cassler inoltre sottolinea che la poligamia non è necessaria in cielo per ragioni demografiche. Per esempio, “Approssimativamente 106 bimbi maschi nascono sulla terra per ogni 100 bimbe femmine. Più maschi sono esistiti sulla terra  che femmine. Anche se all’età di 5 anni, il rapporto diventa 1:1, perché i bambini maschi sono molto più soggetti a disordini genetici. Quindi, un grande numero di maschi muore prima dell’età della consapevolezza e sono automaticamente salvati nel regno celeste. Inoltre, le morti di maschi tramite meccanismi come l’uccisione indiscriminata di bambini maschi da una potenza nemica (per esempio, ai tempi di Mosè e ai tempi di Gesù), oppure maschi che perdono la propria vita per difendere rettamente la famiglia e la patria, vanno a incrementare l’utenza di maschi degni del regno celeste. Usando procedure demografiche consolidate, molti sociologi della BYU hanno dichiarato, in studi parzialmente ironici, che possono dimostrare che ci saranno più maschi che femmine in cielo.”[1]
  2. “Quelle donne e quegli uomini che provano dolore al pensiero della poligamia sono capibili davanti agli occhi di Dio. Dio non potrebbe pensare che sia strano provare dolore. Dio non è indifferente tra monogamia e poligamia nella nuova ed eterna alleanza perché anche Lui, vede la poligamia come un sacrificio Abrahamico che causerà dolore, ma anche (per I giusti) una gioia paradossale e una relazione più intima con lui … Quando ad Abrahamo fu chiesto di fare un sacrificio non giustificato dalla legge, il suo cuore mormorò e noi non pensiamo male di lui per questo – e nemmeno lo fa Dio.” Penso che questo secondo punto sia importante in modo particolare, perché ho spesso sentito persone in Chiesa rispondere a dubbi sinceri di alcune donne sulla poligamia in modo superficiale e con insensibilità. Per esempio, in una classe di seminario, una studentessa disse, “Non posso credere che Dio mi chiederà di condividere mio marito,” e l’insegnante disse, “bene, quindi tu hai un buco nella tua testimonianza.” Ho gradito molto di più la risposta di uno dei miei insegnanti di religione a BYU-Idaho che disse, “Sorelle, è naturale che vi sentiate preoccupate riguardo a questo principio confuso perché amate i vostri mariti, e naturalmente il vostro giusto desiderio è di rimanergli fedele come una sola carne e non dividerlo con altre. Non ho tutte le risposte sulla poligamia, ma so che Dio non vi condanna per le vostre preoccupazioni.” Quindi, se alcune donne possono non avere problemi con il pensiero della poligamia, ciò non significa che altre donne che ne sono preoccupate, siano meno rette.
Quindi cosa esattamente è il montone nel cespuglio?
Qui possiamo solo speculare, poiché questo va al di là del regno delle scritture e dei consigli profetici e si addentra nei misteri dell’al di là. Comunque, mi sento abbastanza sicura che qualsiasi sia questo montone nel cespuglio, sarà qualcosa che rende il Regno Celeste un posto dove la brava gente vorrà raggiungere e faticare per arrivarci, e non un regno di sacrificio eterno. Come Cristo osservo in modo retorico, “Chi di voi darebbe una pietra a suo figlio che gli chiede del pane? Chi gli darebbe un serpente, se chiede un pesce? Allora, se voi che siete peccatori, sapete dare delle cose buone ai vostri figli, tanto più il Padre vostro dal cielo saprà dare buone cose a chi gliele chiede?” (Matteo 7:9-11).” Attraverso il principio della trasferibilità del  suggellamento, un matrimonio poligamo può semplicemente creare una delega così che una donna riceve una ordinanza di suggellamento, ma poi sarà affidata a un altro marito nelle eternità. Per me, questo sembra abbastanza veritiero per tutte quelle donne le quali si suggellarono a Joseph Smith dopo la sua morte, e senza necessariamente conoscerlo, così che potessero essere suggellate a uno sposo. La Cassler inoltre dice che “Wilford Woodruff aveva più di 400 delle sue antenate donne suggellate a lui come mogli. Queste pratiche sembrano indicare che le parti coinvolte compresero che l’uomo in questione era più un sostituto o un delegato in modo da offrire l’ordinanza del matrimonio alla donna e quindi la sua esaltazione, anziché comprendere che queste donne vennero sposate seriamente con questi uomini, nello specifico, per tutta l’eternità.”

Il principio del montone nel cespuglio inoltre sembra in accordo, secondo me, per coloro che non hanno avuto la possibilità di sposarsi in questa vita, o che hanno avuto problemi con il loro orientamento sessuale. Sapendo che Dio è un Dio giusto e misericordioso, credo che sarà in grado di compensare al sacrificio di ogni individuo nella prossima vita.

Concluderò con la mia citazione preferita dall’articolo della Cassler:

“Per coloro che piangono al pensiero sbagliato che potranno essere condannati a vivere la poligamiain cielo, Dio non condanna I vostri sentimenti. Al contrario, Dio non vi comanderà di vivere la poligamia nella prossima vita, e se ve lo comandasse in questa vita, potete essere sicuri di due cose: 1) lui troverà una via verso di voi; avrete un montone nel cespuglio, anche se sarà nella prossima vita; e 2) Dio solleverà il comandamento eccezionale della poligamia non appena i suoi scopi amorevoli nel comandarla saranno raggiunti, semplicemente perché lui prova compassione per coloro che accettano un sacrificio Abrahamico con la poligamia a similitudine dell’Espiazione … Se le male interpretazioni culturali fanno sì che le donne e gli uomini della Chiesa si lamentino della poligamia, sia perché erroneamente credono che Dio sia indifferente al sacrificio e al non sacrificio, e così non preparerà nessuna via di fuga da questo sacrificio, oppure perché sono portati a sentirsi egoisti e ingiusti se provano dolore al pensiero della poligamia, allora queste male interpretazioni culturali stanno danneggiando il nostro popolo. Noi allora abbiamo il dovere di estirpare queste interpretazioni, altrimenti causeranno grandi problemi spirituali (Moroni 8:6).”

Quali sono I vostri pensieri? Pensate sia corretta l’interpretazione di D&A132? Quali sono alcune intuizioni che avete avuto che vi hanno aiutato a comprendere meglio il matrimonio plurimo?



[1] Per statistiche più approfondite su come ci saranno più maschi che femmine in cielo, Vedere Tim Heaton, et al., “In the Heavens Are Parents Single?: Report No. 1,” Dialogue 17, no. 1, (Spring 1984): 84-86; e anche It’s Raining Men: Celestial Demographics (again), by Steve P.

mercoledì, ottobre 05, 2011

Contraccezione e Pianificazione Familiare


by Steph

[Come questione preliminare, non pretend di rappresentare la posizione ufficiale della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni su questo argomento. Questa è solo la mia interpretazione delle dichiarazioni passate e presenti sull’argomento, ma vorrei sentire altre opinioni a riguardo. 

Emily sul suo blog Lioness at The Gate ha incominciato questa grande discussione sul comandamento di avere figli e di usare contraccettivi. I miei commenti stavano diventando ridicolamente lunghi, così ho deciso di creare un nuovo post.]



La questione di quando avere figli è vecchia tanto quanto l’umanità, andando in dietro alle pratiche di contraccezione usate dagli antichi Egiziani, Grechi, Romani e altre civiltà[1].
È un argomento sul quale ho tanto pensato da quando mi sono sposata. Come ho scritto sul blog di Emily, ho avuto grosse difficoltà nel capire come l'avere figli possa essere sia un comandamento, che una decisione personale.

Dopo aver letto altri commenti e aver studiato, sono arrivata alla conclusione che il fulcro della dottrina della Chiesa è sempre stato lo stesso – ci hanno sempre insegnato che le famiglie sono prioritarie e che dovremmo sempre dare il benvenuto nelle nostre vite ai bimbi appena ci è possibile, e se scegliamo di aspettare saremo responsabili davanti al Signore per le scelte fatte.

Quello che IO penso sia cambiato tra i tempi nostri e gli anni 60/70 è il modo nel quale questo messaggio sul controllo delle nascite ci viene dato, le specifiche politiche/usanze culturali, l’enfasi sulla responsabilità personale e la rivelazione personale si scontrano con il semplice principio.

Per esempio, penso che le dichiarazioni della Chiesa riguardo al controllo delle nascite sono molto meno severe che nel 1969.

Nel 1969 leggiamo: “Noi dovremmo seriamente dispiacerci se ci dovesse essere tra i membri della Chiesa un impulso o un sentimento a limitare la nascita dei figli... la contraccezione è una pratica contraria agli insegnamenti della Chiesa.” Mentre ora leggiamo nel manuale: “Qualsiasi decisione sul controllo delle nascite e le conseguenze di queste decisioni rimarranno esclusivamente all’interno della coppia sposata... I membri della Chiesa non devono giudicarsi l’un l’altro su questo argomento.”

Altre dichiarazioni fatte da autorità della Chiesa ci mostrano opinione sulla questione, mostrandoci una più ampia gamma. In completo contrasto tra di loro.
  • Presidente Joseph Fielding Smith disse che “Coloro che provano a corrompere le vie del Signore e impediscono alla loro progenie di venire in questo mondo... sono colpevoli del crimine più efferato della categoria. Non c’è alcuna promessa di salvezza eterna ed esaltazione per queste persone.” Relief Society Magazine, 3:367-368, Luglio 1916
  • George F. Richards, un membro del Quorum dei Dodici Apostoli dal 1906 al 1950 disse, “Mia moglie mi ha dato quindici figli. Nulla di meno sarebbe stato inferiore al suo dovere e privilegio.Relief Society Magazine, 4:69, 1917. [Posso dire MAMMA MIA!?]
  • Rudger Clawson, un membro del Quorum dei Dodici Apostoli dal 1898 al 1943 disse, “Il comandamento di Dio, non ha specificato l’esatto numero di figli destinati a una donna, semplicemente implica che deve esercitare il sacro potere della procreazione al limite massimo. Relief Society Magazine, 3:364, Luglio 1916.
È interessante notare che, alcuni di questi commenti condannano anche i metodi di contraccezione naturali. 

Dall’altro lato abbiamo,
  • Presidente David O. McKay disse, “Comunque, sembrerebbe che l’avere quattro figli in cinque anni, abbia sottoposto il tuo corpo a un test sovrumano, specialmente con i tuoi problemi di artrite. L’appropriato intervallo di tempo tra le nascite dei tuoi figli è tua responsabilità. La salute della mamma dovrebbe essere presa seriamente in considerazione. Sicuramente sarà una benedizione per i tuoi piccolini – quelli con cui sei benedetta ora e quelli che verranno – se tu ti manterrai in salute e forte così da prenderti cura di loro.” Corrispondenza Privata, Giugno 16, 1947.
  • Anziano Hugh B. Brown, un membro del Quorum dei Dodici Apostoli, disse “Parlo per me stesso, e penso i fratelli saranno d’accordo, sentiamo che sia meglio non fare alcuna dichiarazione radicale... per via delle difficoltà che riscontriamo. Ci sono talmente tante condizioni differenti nelle case, tanti popoli diversi con il quale avere a che fare, che l’intera discussione sul controllo delle nascite diventa molto coinvolgente e molto complesso. Ma, come regola generale, diciamo ai nostri giovani, che lo scopo del vostro matrimonio è avere figli. Se voi volete regolare o intervallare le nascite di questi figli, sta a voi. Non abbiamo intenzione di seguirvi nelle vostre stanze da letto. Penso che la libertà in questa questione debba essere capita.” Da Hugh B. Brown: His Life and Thought p. 288, di Eugene E. Campbell e Richard D. Poll. 
  •  Presidente Hinckley disse, “Sono offeso dalla filosofia che le donne mormone debbano solo avere bambini. È una frase intelligente, ma è falsa. Naturalmente noi crediamo nei bambini. Il Signore ci ha detto di moltiplicarci e di riempire la terra così da avere gioia nella nostra posterità, e non c’è gioia più grande della gioia che danno bimbi felici in buone famiglie. Ma non ha specificato il numero, e nemmeno la Chiesa lo ha fatto. Questa è una decisione sacra che viene lasciata alla coppia e al Signore.” Satellite fireside broadcast, Gen 29, 1984.
  • Presidente Hinckley inoltre ha detto, “Costruite case solide, non mi importa la grandezza, mi importa lo spirito.” The Daily Universe (BYU), Febbraio 12, 1996:5, Lauren Comstock citando il discorso di Presidente Hinckley a degli studenti.
  • In un messaggio sull’Ensign approvato dalla Prima Presidenza prima della pubblicazione, Dr. Homer Ellsworth, ginecologo e precedentemente membro del Comitato Generale del Sacerdozio di Melchisedek disse, “se per qualsiasi ragione personale una coppia decide, dopo aver pregato, che avere immediatamente un altro figlio non sia saggio, il metodo scelto per distanziare le nascite – lasciando da parte problemi fisici o medici – fa poca differenza. L’astinenza, naturalmente, è una forma di contraccezione, e come tutti gli altri metodi ha degli effetti collaterali, alcuni dei quali sono pericolosi per il matrimonio.”


Alla fine di tutto, penso che queste dichiarazioni non ci mostrino una linea coesa che renda più chiaro il pensiero delle autorità su questo argomento.

Inoltre penso che con le vecchie affermazioni della Chiesa, era facile male interpretare la posizione della Chiesa come estrema, cioè che se si usava un qualsiasi tipo di contraccettivo, si stava sicuramente infrangendo un comandamento. Per esempio, quando i miei si sposarono, mio padre disse che la sua comprensione della dottrina della Chiesa era che, se avessero voluto essere retti, non avrebbero dovuto usare alcun tipo di contraccezione e che il Signore avrebbe mandato dei bambini a suo tempo debito. La risposta di mia madre fu, che se quello era il piano di mio padre, allora sarebbe stato meglio per lui avere fede anche nell’astinenza.

Un’annotazione più triste, un giorno ho avuto una conversazione con una donna appena sposata, la quale aveva dato alla luce 3 figli nei primi tre anni di matrimonio. Mi disse che il suo matrimonio stava naufragando, le loro finanze erano pessime, e la sua salute era orribile, ma lei sentiva che questo era ciò che dovevano fare per rimanere retti, perché il solo considerare la contraccezione sarebbe stato un peccato.

Secondo la mia opinione, questo atteggiamento è troppo estremista – non considerare neanche l’opzione che il Signore sia d’accordo se una coppia aspetta per una qualsiasi ragione (come la salute, le finanze, o qualsiasi problema matrimoniale). L’altro estremo si ha quando una coppia decide di aspettare ad avere figli, oltre il necessario, per ragioni egoistiche e senza voler fidarsi del Signore e della Sua tempistica.

Nessuno dei due estremi va bene, e penso che entrambe  le coppie soffriranno per la mancanza di dialogo con il Signore, poiché penso che la strada giusta da seguire sia quella di accettare la Sua tempistica, qualunque essa sia.

Sono in disaccordo con il punto di vista di alcuni che Dio disprezza la contraccezione (o la pianificazione familiare) e la ha sempre sconsigliata. Studiando sia la vecchia che la nuova politica della Chiesa, mi sembra che una coppia non infranga necessariamente un comandamento se decide di aspettare ad avere figli, anche se potrebbe. Dipende dalla ragione che li spinge a scegliere di aspettare ad avere figli, ma quelle ragioni sono personali e variabili.

Penso che questo principio sia illustrato per antitesi dalla dichiarazione attuale sul controllo delle nascite e sulla dichiarazione sull’aborto. Su LDS.org leggiamo, “La decisione di controllare le nascite e le conseguenze di tale decisioni ricadono solo su ogni coppia sposata. L’aborto elettivo come metodo di controllare le nascite è contrario ai comandamenti di Dio.” Notate che usando contraccettivi per il controllo delle nascite non si sta necessariamente rompendo un comandamento, mentre quando una coppia usa l’aborto come forma di controllo delle nascite, STA sicuramente infrangendo un comandamento. Penso sia una distinzione importante.

Anche le dichiarazioni della Chiesa nel passato incoraggiavano le coppie a “essere premurose” verso le donne e a prendere in considerazione la loro salute e forza, e inoltre “cercate ispirazione e saggezza dal Signore così che possano con discrezione risolvere i loro problemi materiali”, che ancora di più incita a un coinvolgimento personale in questa decisione.

Per concludere, vorrei condividere una delle mie esperienze personali.

Ero molto giovane quando io e mio marito ci siamo sposati, e così ero combattua se decidere di avere figli subito oppure aspettare, così da finire i miei studi. Abbiamo pregato tanto a riguardo, e abbiamo sentito forte che io dovevo finire giurisprudenza (ma questa è un’altra storia). Ma ero molto preoccupata e ho versato molte lacrime perché non stavo avendo figli immediatamente, perché ci tenevo tanto a diventare una mamma.

Ho avuto l’opportunità di incontrare Presidente Clark della BYU-Idaho, che è una autorità generale, e gli esposi il conflitto interiore che stavo affrontando: dovevo conciliare il comandamento personale che avevo ricevuto con il comandamento generale di avere figli appena possibile.

Presidente Clark era un gentilissimo ascoltatore, e mi spiegò che come gli era stato insegnato, siamo tutti incoraggiati ad avere figli appena possiamo, ma possiamo avere ragioni personali del perché necessitiamo ritardare il lieto evento. Saremo personalmente responsabili verso il Signore per il modo in cui useremo il tempo dell’attesa, così fino a quando vivremo le nostre vite seguendo la Sua guida e avremo una ragione seria per quella attesa, quella responsabilità non dovrebbe essere un problema.

Ho sentito pace nel mio cuore dopo questa conversazione, perché mi sono resa conto che un giorno lontano mi sarei sentita a mio agio guardando il Signore negli occhi e dicendogli, “sì, ho aspettato ad avere figli, perché stavo portando a compimento il comandamento che mi avevi dato, e abbiamo portato a compimento il comandamento di avere figli appena abbiamo potuto” (nel mio caso – durante il mio ultimo anno di giurisprudenza quando avevo 23 anni).

Ci sono molti comandamenti che ci vengono dati ma che non possiamo portare a compimento nel momento esatto in cui ci vengono dati. Anziano Faust disse, “Per le donne, gli ingredienti importanti per la felicità sono di forgiare una identità, servire il Signore, conseguire un titolo di studio, sviluppare i propri talenti, servire la propria famiglia, e se possibile, formare una famiglia vostra. Comunque, non potete fare tutte queste cose bene nello stesso momento. Non potete essere una moglie al 100%, una madre al 100%, una lavoratrice nella Chiesa al 100%, una persona in carriera al 100% e una persona coinvolta nel servizio pubblico al 100%, tutto nello stesso momento. Come possono tutti questi ruoli essere coordinati? Suggerisco che li conseguiate in sequenza. Sequenzialmente è una grande parola che significa fare le cose una alla volta in tempi differenti”.

Per me, la questione della pianificazione familiare è solo un altro esempio di come sia fondamentale cercare la guida del Signore così da scoprire qual è la nostra personale sequenza di ruoli che Lui ha in serbo per noi nelle nostre vite, con nel cuore il sentimento di accogliere i figlio nelle nostre case non appena possiamo, secondo le nostre circostanze personali.



[1] Per una discussione definitive su questo argomento, leggete "Birth Control Among the Mormons: Introduction to an Insistent Question", di Lester E. Bush, in Dialogue, a Journal of Mormon Thought X(2):12-44, 1976. Vedere anche Selected LDS Quotes on Birth Control per vedere molte altre dichiarazioni sull’argomento.

domenica, giugno 19, 2011

Riportiamo i padri a casa


Oggi dopo la riunione Sacramentale, alcuni gentili membri del rione hanno donato dei pensierini ai padri nella stanza per la Festa del Papà. Dopo che lo ha ricevuto, ho guardato quello di mio marito: un pacchettino di biscotti con un pensierino. Ero tentata di aprire i biscotti e mangiarne di nascosto uno, ma mi sono messa a leggere il bigliettino. Mi aspettavo qualche frase sdolcinata sui papà, ma sono rimasta sorpresa (e compiaciuta), nello scoprire che era una semplice frase dal Proclama al mondo, una che avreste sentito un migliaio di volte:
“Per disegno divino i padri devono presiedere alle loro famiglie con amore e rettitudine e hanno il dovere di provvedere alle necessità di vita e alla protezione delle loro famiglie. La principale responsabilità delle madri è quella di educare i figli. In queste sacre responsabilità padre e madre sono tenuti ad aiutarsi l’un l’altro come soci con eguali doveri.”

Ho pensato fosse interessante, perché ho meditato su questa frase per le passate due settimane. Nella mia mente, questa è una delle più importanti, e potenzialmente più confusionari, passaggi del Proclama al Mondo. Perché confusionari? Perché secondo alcuni, l’istruzione sulle responsabilità primarie ed uniche di un marito e una moglie sembrano essere in conflitto con l’obbligo di essere genitori uguali.

Immaginate una situazione analoga.
Io e mio fratello torniamo a casa da scuola e troviamo un bigliettino di mia madre con la seguente frase:
“Fate in modo di portare a termine i vostri compiti prima che rientri. Stephanie tu sei responsabile della pulizia della cucina, e Josh, tu sei responsabile per la pulizia della sala. Ma in queste importanti responsabilità, mi aspetto che vi aiutiate l’un con l’altro come complici mentre non ci sono.”
Se queste fossero state le istruzioni lasciateci, penso che mio fratello ed io ci saremmo fissati con sguardo assente per un minuto e poi ci saremmo chiesti, “quindi vuol dire che entrambi dobbiamo pulire entrambe le stanze, oppure vuol dire che una volta che io pulisco la mia stanza posso andare a giocare? Cosa succede se io ti aiuto a pulire la tua stanza ma tu non mi aiuti a pulire la mia? Chi sarà nei guai se quando la mamma torna la cucina non sarà pulita? Solo io o entrambi? Perché la mamma non disse semplicemente, ‘Stephanie pulisci la cucina, e Josh pulisci la sala’, oppure ‘entrambi pulite entrambe le camere’?”

Ne stavo parlando con la mia amica Karissa l’altra settimana a colazione, e lei ebbe un’intuizione che mi è suonata vera. Un modo per interpretare questa parte del Proclama al mondo è che i padri hanno le redini in mano per ciò che riguarda il mantenimento, e le madri hanno le redini in mano per quel che riguarda la cura, e quindi questa posizione significa che hanno al responsabilità che gli obiettivi vengano raggiunti – questo non implica che essi siano coloro che lo faranno. Questo è come spesso vengono gestite le chiamate in chiesa. Pensate per esempio al vescovo, il quale ha la responsabilità che l’ordinanza del sacramento venga fatta in modo adeguato, ma non è lui che effettivamente la esegue ogni Domenica.

Questo fa sorgere la domanda, come dovrebbero essere divisi questi compiti in modo da agevolare gli uomini e le donne nell’essere “soci con eguali doveri”? Francamente, non penso ci sia una risposta semplice a questa domanda. Molto dipende non solo dalle circostanze personali di una famiglia precisa, ma anche dalle norme culturali di quella società particolare. Per esempio, in diverse epoche e società, il compito di educare e di mantenere la famiglia passò di mano in mano. Le mogli lavorarono al fianco dei loro mariti nelle fattorie di famiglia badando al raccolto e al bestiame così da dare le cose essenziali ai propri figli. In alcuni paesi del terzo mondo, è l’unica opzione per una famiglia che vuole sopravvivere. Pensate al mondo in cui Joseph Smith crebbe. Mucy Mac Smith e Joseph Smith Sr. lavorarono insieme, giorni difficili per mantenere una famiglia, e entrambi spesso lavorarono al fianco dei propri figli, insegnando loro l’integrità, la morale, l’etica e la gentilezza.

Poi la nostra società incominciò a cambiare con la rivoluzione industriale, portando i genitori fuori dalla casa e frenando le responsabilità del mantenimento e dell’educazione. La storica Linda Kerber, spiega che la “tecnologia industriale rimodella i contorni del lavoro domestico”, spingendo il lavoro del padre lontano da casa e lasciando la madre con la responsabilità finale dello sviluppo dei figli. Analogamente, in un articolo di Square Two, Michael Hardy osserva, “Durante questa era, la gente incominciò a lasciare la campagna, dove il lavoro, incluso quello dei genitori, era stato condiviso dai due sessi. Con l’urbanizzazione, i padri si avventurarono nella città per lavorare, e le madri si sobbarcarono completamente il compito di crescere i figli. La società consolidò i differenti ruoli economici dei due sessi, con gli uomini che guadagnarono l’abilità di fare soldi sul luogo di lavoro e avanzando nel mondo”.

Quindi, vediamo che la società americana è passata da una società nella quale era facile (o almeno più facile) per mariti e mogli collaborare  nei loro compiti di educare e mantenere. Questo sembra più difficile nell’era industriale, almeno uno dei genitori deve lasciare la casa (e difficilmente interagisce con i propri figli) così che la famiglia possa sopravvivere, solitamente era il padre che usciva di casa così da assicurare il mantenimento della famiglia, anche se l’ideale sarebbe che nessuno dei due genitori debba lasciare i suoi figli per un tempo così lungo e che entrambi siano in grado di continuare ad educare. Dopo tutto, come Anziano Faust disse nel suo discorso intitolato Papà, torna a casa, “Sia il padre che la madre sono dotati per allevare i figli”.

La buona notizia è che la nostra società sembra muoversi verso una situazione che favorisce una equa condivisione nelle responsabilità di genitori. Ho sentito persone dire che, mentre la rivoluzione industriale ha portato i genitori fuori dalle case, la rivoluzione tecnologica li può riportare in casa. Parte di questa discussione scaturisce dall’ultimo post di Kels sul dare alle donne opzioni di lavoro più flessibili così che non debbano scegliere tra lavoro e famiglia, ma penso che un aspetto importante di quella conversazione, che deve essere sottolineato, è il bisogno di incoraggiare i padri ad utilizzare anche loro il lavoro flessibile da casa oppure part-time. Per esempio, questo blog chiamato Equally Shared Parenting (Il lavoro del genitore condiviso equamente) ha molte grandi risorse e suggerimenti per i papà che vogliono mantenere la propria famiglia mentre mantengono un ruolo molto attivo nell’educazione.

Sfortunatamente, come un opinionista ha sottolineato, “le nostre norme culturali non aiutano i padri ad avere successo. In caso di divorzio, i padri faticano ad ottenere la custodia. Discrepanze tra programmi di lavoro e di scuola stanno facendo crescere la tensione in entrambi i genitori, ma gli uomini sostengono che la più grande barriere alla qualità del tempo speso in famiglia dipende dalle più lunghe ore di lavoro. E negli USA, dove la piaga dei padri assenti colpisce il sistema sociale, il congedo di paternità è raro. In altri paesi industrializzati, come l’Islanda, i neo papà hanno diritto a tre mesi di congedo pagato”. Questo autore inoltre cita uno studio recente della Oxford University che “predice che l’uguaglianza domestica non sarà raggiunta fino al 2050, quando uomini e donne divideranno i compiti domestici e la cura dei figli in modo paritario”. Michael Hardy ha inoltre osservato che le politiche statunitensi sul congedo di maternità e di paternità attualmente sono “meno indirizzate verso la famiglia di quelle Iraniane”. Penso che noi come mormoni dobbiamo metterci in prima linea nelle discussioni su come possiamo facilitare il riportare i padri a casa, e dargli il ruolo di provvedere alle loro famiglie e anche di nutrirle.

Passiamo molto tempo durante la festa della mamma discutendo la difficoltà nel bilanciare ciò che le mamme affrontano, ma spero che parleremo più spesso del bisogno che i padri hanno di trovare un equilibrio tra il lavoro e la vita familiare, e penso che dobbiamo dare più risorse e supporto ai papà che vogliono trovare questo equilibrio. Penso che queste discussioni siano necessarie per migliorare l’essere “soci con eguali doveri” tra mariti e mogli di cui si parla nel Proclama al mondo.

Voglio chiarire che so quanto benedetta io sia nell’appartenere a una chiesa che incoraggia i papà  a mettere le famiglie al primo posto, ad amare le proprie mogli e i propri figli, e a sacrificarsi per prendersi cura di loro, specialmente in un paese dove le madri single stanno crescendo, e molti uomini sembrano estremamente riluttanti a “legarsi”prendendosi la responsabilità di una moglie e di figli. Comunque, penso che abbiamo tanto lavoro davanti a noi per rendere la nostra società, una società che facilita le abilità di entrambi i genitori nel mantenere e curare i propri figli simultaneamente, così che entrambi siano in grado di veramente mettere i propri figli al primo posto e fare il lavoro più importante in casa.


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P.S. Amo QUESTO articolo scritto da un papà casalingo che discute le sue difficoltà nel trovare un equilibrio tra essere colui che mantiene la famiglia e l’essere un genitore coinvolto nelle vite di sua moglie e dei suoi bambini.