by Augusta
Wow! Sono appena
rientrata a casa da un addestramento speciale per le donne della
chiesa, e nonostante la stanchezza, sono così entusiasta per le
parole che ho ascoltato che non potevo attendere domani per scrivere
questo mio primo post.
Per mesi ormai ho
rimandato questo momento, troppo preoccupata di scrivere le parole
adatte, di essere politicamente corretta e di fare in modo che lo
Spirito potesse permeare tra queste mie righe. Ho passato giorni a
riflettere su quale fosse il significato di “essere una Donna della
Chiesa in Italia”, senza riuscire a tirar fuori nulla di
interessante. Poi un giorno riorganizzando la libreria ho trovato un
vecchio manuale intitolato “la Donna della Chiesa”, ed ho
iniziato a maturare il pensiero che forse prima di tutto avrei dovuto
concentrarmi su cosa volesse dire essere una donna della Chiesa.
Il primo capitolo di
questo manuale, tratta dell’importanza dell’avere un rapporto
intimo con il nostro Salvatore Gesù Cristo. Viene riportato
l’esempio di una ragazza, Charlotte, che in un momento di
difficoltà della sua vita, riceve il consiglio di provare a vivere
24 ore come se il Salvatore fosse sempre al suo fianco. Ispirata
dall’esperienza positiva di questa ragazza, ho provato a fare lo
stesso, ma ogni giorno che provavo, in un modo o in un altro fallivo,
rimproverando me stessa del fatto che se Gesù fosse davvero stato lì
con me non mi sarei comportata in quel modo. Ho trascorso le ultime
settimane a chiedermi cosa fosse sbagliato in me, visto che mi
considero una buona cristiana, e ciò nonostante non riuscivo a
trascorrere neppure 24 ore come se Cristo fosse al mio fianco.
E poi finalmente oggi ho ricevuto la
risposta. Sorella Nelson stava raccontando di come, accompagnando suo
marito per un’ultima perlustrazione prima della ri-dedicazione di
un Tempio, lui avesse notato che quel Tempio non poteva essere
dedicato finché le parole “Holiness to the Lord, the House of the
Lord” (Santità a Dio, la Casa di Dio) non fossero presenti sulla
facciata esterna del Tempio. La riflessione che sorse spontanea fu:
queste parole non sono incise sulle mie pareti… che cosa dovrei
fare per fare in modo che esse possano essere scritte sulla mia casa?
Che cosa devo fare perché la mia casa possa essere considerata
santa? Che cosa devo fare IO per essere considerata una donna santa?
Sorella Nelson decise quindi di girare la domanda a delle altre
sorelle, sfidandole ad affrontare un’attività al giorno, per tre
giorni di fila, come delle donne sacre. Rileggendoci le risposte che
ricevette, mi ha colpito particolarmente quella di una donna, che
ammise che per i primi giorni non vide nessun risultato perché
invece di chiedersi come una donna santa avesse affrontato la
situazione, si rimproverava il fatto che una donna santa non si
sarebbe mai trovata in una situazione del genere. Esattamente lo
stesso errore che stavo facendo io.
Prima lezione imparata:
l’autoflagellazione non appartiene a Cristo; una donna santa
non piange mai sul latte versato, ma cerca sempre e comunque di
affrontare le difficoltà pensando a come Cristo le avrebbe
affrontate, cercando di imparare dai propri sbagli.
Sorella Nelson, insieme a
questa sfida che ha lanciato, ha dato alcuni consigli su come
riuscire a portare a termine questa sfida con successo:
Fare una
lista delle cose che DOBBIAMO fare mentre siamo su questa terra;
con la perspicacia, la sintonia con lo Spirito, e lo spiccato senso
di empatia con le sorelle nella sala, Sorella Nelson ha esordito
citando le seguenti parole:
Se
non stai facendo quello che dovresti fare, allora non importa che
cos’altro tu stia facendo.
Come
una freccia lanciata dritta al cuore, questa frase ha colpito dritto
nel bersaglio, evidenziando a pieno il problema principale che ci
tiene lontane dall’essere considerate delle donne sante. Così
spesso si prova a dare delle giustificazioni materiali alle nostre
azioni... Non lo faccio ora perché questo è più urgente, non sono
ancora pronta per farlo adesso, che fretta c’è, tanto c’è tempo
per farlo… Scempiaggini! Se non stiamo facendo quello che il
Signore ci ha richiesto di fare, se non stiamo adoperandoci per
l’esaltazione delle nostre anime, per portare a termine tutte le
faccende che dobbiamo sbrigare durante il nostro tempo sulla terra,
se non stiamo vivendo una vita nel nome del Signore, allora non
importa che cos’altro stiamo facendo!
Fare un
piano per poter raggiungere una comprensione più profonda
dell’espiazione di Cristo; proprio come spiegato nel
manuale che mi sono ritrovata tra le mani, e come ci viene
costantemente ripetuto dalle autorità della Chiesa, la chiave del
successo in questa vita è il nostro redentore Gesù Cristo. Avere
una piena comprensione del Suo sacrificio espiatorio, di quanto
amore verso di noi l’abbia portato a compiere determinate scelte,
è essenziale per poter vivere a pieno questa vita e santificarla
nel Suo nome. Come sappiamo benissimo, il pentimento non è
semplicemente smettere di fare qualcosa, ma un vero cambiamento di
cuore. Fintanto che i nostri cuori non saranno completamente rivolti
a Cristo, come i sudditi lo erano a re Beniamino, non saremo in
grado di vivere completamente le nostre vite, di essere delle
testimonianze viventi della vittoria di Cristo, di essere delle
donne Sante. Le scritture sono ricche di indicazioni su quanto
Cristo sia essenziale perché possiamo essere considerati santi :
Poiché io sono capace di rendervi santi, e i vostri peccati vi
sono perdonati. (DeA 60:7). Sempre in Dottrina e Alleanze, ci
viene anche spiegato, parlando dei doni dello spirito, che la
santità non è un dono, una qualità che si riceve senza far nulla,
ma una ricompensa che ci viene data quando ci impegniamo
CONTINUAMENTE per ottenerla: E dovete praticare la virtù
e la santità dinanzi a me continuamente. Così
sia. Amen. (DeA 46:33). Questa si che è stata una rivelazione,
almeno per me… una delle mie scuse preferite fino a questo punto è
sempre stata che se non mi comportavo da santa era semplicemente
perché non mi veniva automatico, non era tra i doni dello Spirito
che mi erano stati dati… per essere una donna Santa devo
esercitarmi continuamente, dare continua prova della mia devozione a
Cristo, devo PRATICARE la mia Santità continuamente. Strano, non mi
ero mai soffermata sul vero significato della parola “pratica”,
e cercando la definizione su internet, si sono aperti altri mille
nuovi spunti di riflessione sul concetto di “praticare la
santità”. La parola pratica viene infatti definita dal sito
online del Corriere della Sera nei seguenti modi: attività rivolta
alla realizzazione concreta di qualcosa. (si contrappone a teoria)…
svolgimento assiduo di un'attività che fa acquisire esperienza…
modo di procedere abituale…azione attraverso cui qualcosa si
concretizza…
Fare un
inventario spirituale della nostra casa; Sorella Nelson ha
giustamente consigliato di perlustrare la nostra casa, tutti i
libri, riviste, dvd, cd, photo, quadri, sono tutti all’altezza di
una casa dove lo Spirito Santo può regnare 24 ore al giorno? Come
donne sante, ci adoperiamo perché la nostra casa sia sempre in
ordine ed accogliente? Sempre nel manuale che mi sono ritrovata tra
le mani, c’è un’intera sezione su come una donna della chiesa
dovrebbe assicurarsi che la propria dimora sia sempre all’altezza
dell’ospite più illustre che possiamo ricevere: Gesù Cristo.
Dalla pulizia, ai vasi sui balconi alle tende sulle finestre, tutto
dovrebbe rispecchiare uno stato di serenità e tranquillità
spirituale, e permettere a qualsiasi visitatore che dovesse anche
soltanto passare davanti alla casa di comprendere che la famiglia
che vi vive all’interno non è una famiglia ordinaria ma una
famiglia celeste. Presidente Kimball disse a riguardo: “Ora vi
preghiamo di ripulire le vostre case. Pertanto incoraggiamo ognuno
di voi a ripulire e ad abbellire le proprietà che si trovano nelle
vostre mani” (La Stella,
febbraio 1975, pag 31). “Qualunque sia la vostra
particolare situazione fate in modo che attorno a voi ci sia ordine,
bellezza e felicità” (Ensign,
maggio 1976, pag 125). Ci viene continuamente ripetuto che lo
spirito non può dimorare in cose impure… come ci si aspetta
quindi di poter essere delle donne sante, e di vivere in case sante,
senza la presenza dello Spirito? Motivata dalle parole che ho letto
ed ascoltato, ho provato, nonostante i miei 9 mesi di gravidanza a
tenere un po’ più in ordine la casa, giusto per sfida, per vedere
se cambiava qualcosa…. Il risultato è stato che quando mio marito
rientrava dal lavoro, invece di stressarci sulla cena, i giocattoli
a terra, e il bambino che voleva attenzioni, abbiamo avuto il tempo
per uscire e fare una passeggiata insieme, per poi goderci senza
nessuno sforzo la cena che avevo preventivamente preparato. La sera
andando a letto eravamo tutti più sereni e tranquilli…direi
quindi che decisamente, per quanto scontato, sforzarsi di rendere le
nostre dimore più accoglienti ripaga, ed anche in fretta!
Ed infine,
l’ultimo consiglio datoci per avere successo è stato di Iniziare
ad identificare una nostra debolezza, e comprendere quale dono dello
Spirito Santo può aiutarci nel farla diventare una forza.
Invitandoci a studiare e meditare le scritture che parlano dei doni
dello Spirito Santo (DeA 46, Mor 10), sorella Nelson ha cercato di
mettere alla prova quella dote naturale delle donne di concentrarsi
principalmente sui propri difetti, sfidando ognuna di noi a
rigirare ogni nostra pecca, in una forza nel Signore. Certo, questo
è un concetto che ci viene ripetuto continuamente all’interno
della Chiesa, ma penso che comprendere pienamente che la mancanza di
autostima e di gratitudine verso il Padre Celeste per tutti i doni
che ci ha concesso sono gli ostacoli principali per divenire delle
donne sante, sia la chiave del nostro successo.
In conclusione, se
davvero il mio obiettivo è di capire perfettamente cosa voglia dire
essere una donna della Chiesa, è essenziale avere un rapporto
profondo con il mio Salvatore. E per ottenere ciò, è
importantissimo, oltre allo studio e meditazione delle Scritture e
alla preghiera, essere in grado di essere una donna santa, e di
comportarsi sempre come se Cristo fosse al mio fianco. Approfittando
della scusa che ho per le prossime ed ultime 2 settimane di
gravidanza di prendermela con calma, ho iniziato a fare delle liste,
di cosa devo migliorare nella mia persona, nel mio rapporto con
Cristo e nella mia casa. Questi giorni di forzato riposo mi hanno
sicuramente concesso l’opportunità di meditare a fondo su cosa è
necessario cambiare per divenire una buona madre, moglie e donna, e
non per gli standard del mondo ma per quelli del cielo, e non vedo
l’ora di iniziare a mettere in pratica tutti i buoni propositi e
vedere cosa ne salterà fuori!