domenica, ottobre 14, 2012

Donne che corrono coi lupi

by Elena







Questo è stato uno dei libri che più ha influenzato la mia crescita come donna. Ne sono stata talmente tanto affascinata che è diventato la colonna portante di tutta la mia tesi universitaria. Leggendolo sono cresciuta come donna, madre, figlia, sorella, moglie, amica ... insomma mi ha aiutata in ogni sfaccettatura del mio essere. 


Il libro è scritto benissimo, e può essere letto anche da chi non ha una profonda conoscenza della psicologia analitica di Carl Gustav Jung, la Dottoressa Clarissa Pinkola Estés analizza diverse fiabe, facendo affiorare la figura delle donne e descrivendo l'evoluzione psichica che ognuna di noi dovrebbe intraprendere per arrivare a diventare una Donna Selvaggia. 

Voglio citarvi alcune frasi che mi hanno colpito e che cerco di tenerle a mente: 


La donna di solito è affamatissima di spiritualità, e spesso afferra qualunque veleno camuffato, convinta che si tratti proprio di ciò di cui la sua anima ha fame.


Questa è una verità che sento molto mia, perché il mio spirito è costantemente super affamato e a volte mi imbatto in veleni che potrebbero distruggermi. 


Uno degli attacchi più insidiosi all'io selvaggio è l'invito a comportarsi come si deve, e (forse) seguirà un premio. Se questo metodo può (e sottolineo "può") convincere una bambinetta a non giocare finché la camera non è in ordine e il letto non è rifatto, esso non funzionerà mai nell'esistenza di una donna vitale.

Questa frase racchiude in pieno quello che io penso e provo riguardo alla religione e alla spiritualità. Per molti, troppi secoli/millenni alle persone è stato insegnato che questa è una vita di dolore, sacrificio, sofferenza, sopportazione .... bisogna sopportare tutto per un domani migliore, il più delle volte questo domani non appartiene a questa dimensione terrestre. Sbagliato!!! Il Vangelo insegna l'opposto, noi dobbiamo essere felici adesso, non possiamo vivere di paure e frustrazioni, Cristo ci ama e ciò che vuole è la nostra felicità, non possiamo accontentarci e comportarci bene perché un domani magari avremo un premio. “Adamo cadde affinché gli uomini potessero essere; e gli uomini sono affinché possano provare gioia” (2 Nefi 2:25 ). Oggi, adesso!!! 



Queste sono solo due frasi che ho voluto condividere con voi e credo racchiudano tutto lo spirito del libro. Lo consiglio a tutte quelle donne che stanno cercando se stesse, che si sono perse o che sono semplicemente curiose e aperte a nuovi punti di vista sulla femminilità. 


La mia grande fortuna è stata quello di incontrarlo dopo che il Vangelo era diventato parte integrante e attiva della mia vita, così sono stata in grado di cogliere la Verità quando l'ho incontrata tra le righe di questo libro. Devo ammettere che nella mia vita sono sempre stata alla ricerca di modelli femminili da imitare, da osservare, da distruggere, da adorare.... ma praticamente non ho mai trovato nessun "modello" che mi aiutasse a diventare una donna con la D maiuscola. Tutti mi dicevano cosa NON deve fare una donna... ma nessuno mi ha mai detto che cosa vuol dire essere una donna. L'incontro con Cristo e con la Sua Chiesa mi ha un po' aiutata, ma non completamente. 


Evidentemente sono ancora alla ricerca di questo significato, e sempre più profondamente credo sia il compito specifico della nostra generazione, una generazione di donne che finalmente può essere quello che vuole. Dobbiamo levarci di dosso tutte le tradizioni dei nostri padri, le paure delle nostre madri e avere il coraggio di sondare questo territorio inesplorato. Lo dobbiamo a noi stesse, alle nostre antenate che tanto hanno sofferto e soprattutto alle nostre figlie. Dobbiamo essere delle pioniere e cercare il vero e profondo significato dell'essere donna, con le sue mille sfaccettature e le sue mille applicazioni. 



Amo essere una donna, anche se per alcuni "periodi" della mia vita lo ho odiato ... e ho una gran voglia di conoscermi meglio e di condividere con voi le mie idee, i miei dubbi, le mie gioie e le mie certezze. So che questo blog può diventare una piccola stanza dove trovarsi, condividere le nostre idee e aiutarci a migliorare. Spero proprio che il domani sia pieno di Donne Selvagge che corrono libere con i lupi.

mercoledì, ottobre 03, 2012

Cosa vuol dire essere una Donna Santa

by Augusta


Wow! Sono appena rientrata a casa da un addestramento speciale per le donne della chiesa, e nonostante la stanchezza, sono così entusiasta per le parole che ho ascoltato che non potevo attendere domani per scrivere questo mio primo post.
Per mesi ormai ho rimandato questo momento, troppo preoccupata di scrivere le parole adatte, di essere politicamente corretta e di fare in modo che lo Spirito potesse permeare tra queste mie righe. Ho passato giorni a riflettere su quale fosse il significato di “essere una Donna della Chiesa in Italia”, senza riuscire a tirar fuori nulla di interessante. Poi un giorno riorganizzando la libreria ho trovato un vecchio manuale intitolato “la Donna della Chiesa”, ed ho iniziato a maturare il pensiero che forse prima di tutto avrei dovuto concentrarmi su cosa volesse dire essere una donna della Chiesa.
Il primo capitolo di questo manuale, tratta dell’importanza dell’avere un rapporto intimo con il nostro Salvatore Gesù Cristo. Viene riportato l’esempio di una ragazza, Charlotte, che in un momento di difficoltà della sua vita, riceve il consiglio di provare a vivere 24 ore come se il Salvatore fosse sempre al suo fianco. Ispirata dall’esperienza positiva di questa ragazza, ho provato a fare lo stesso, ma ogni giorno che provavo, in un modo o in un altro fallivo, rimproverando me stessa del fatto che se Gesù fosse davvero stato lì con me non mi sarei comportata in quel modo. Ho trascorso le ultime settimane a chiedermi cosa fosse sbagliato in me, visto che mi considero una buona cristiana, e ciò nonostante non riuscivo a trascorrere neppure 24 ore come se Cristo fosse al mio fianco.
E poi finalmente oggi ho ricevuto la risposta. Sorella Nelson stava raccontando di come, accompagnando suo marito per un’ultima perlustrazione prima della ri-dedicazione di un Tempio, lui avesse notato che quel Tempio non poteva essere dedicato finché le parole “Holiness to the Lord, the House of the Lord” (Santità a Dio, la Casa di Dio) non fossero presenti sulla facciata esterna del Tempio. La riflessione che sorse spontanea fu: queste parole non sono incise sulle mie pareti… che cosa dovrei fare per fare in modo che esse possano essere scritte sulla mia casa? Che cosa devo fare perché la mia casa possa essere considerata santa? Che cosa devo fare IO per essere considerata una donna santa? Sorella Nelson decise quindi di girare la domanda a delle altre sorelle, sfidandole ad affrontare un’attività al giorno, per tre giorni di fila, come delle donne sacre. Rileggendoci le risposte che ricevette, mi ha colpito particolarmente quella di una donna, che ammise che per i primi giorni non vide nessun risultato perché invece di chiedersi come una donna santa avesse affrontato la situazione, si rimproverava il fatto che una donna santa non si sarebbe mai trovata in una situazione del genere. Esattamente lo stesso errore che stavo facendo io.
Prima lezione imparata: l’autoflagellazione non appartiene a Cristo; una donna santa non piange mai sul latte versato, ma cerca sempre e comunque di affrontare le difficoltà pensando a come Cristo le avrebbe affrontate, cercando di imparare dai propri sbagli.
Sorella Nelson, insieme a questa sfida che ha lanciato, ha dato alcuni consigli su come riuscire a portare a termine questa sfida con successo:
  • Fare una lista delle cose che DOBBIAMO fare mentre siamo su questa terra; con la perspicacia, la sintonia con lo Spirito, e lo spiccato senso di empatia con le sorelle nella sala, Sorella Nelson ha esordito citando le seguenti parole:
Se non stai facendo quello che dovresti fare, allora non importa che cos’altro tu stia facendo.
Come una freccia lanciata dritta al cuore, questa frase ha colpito dritto nel bersaglio, evidenziando a pieno il problema principale che ci tiene lontane dall’essere considerate delle donne sante. Così spesso si prova a dare delle giustificazioni materiali alle nostre azioni... Non lo faccio ora perché questo è più urgente, non sono ancora pronta per farlo adesso, che fretta c’è, tanto c’è tempo per farlo… Scempiaggini! Se non stiamo facendo quello che il Signore ci ha richiesto di fare, se non stiamo adoperandoci per l’esaltazione delle nostre anime, per portare a termine tutte le faccende che dobbiamo sbrigare durante il nostro tempo sulla terra, se non stiamo vivendo una vita nel nome del Signore, allora non importa che cos’altro stiamo facendo!
  • Fare un piano per poter raggiungere una comprensione più profonda dell’espiazione di Cristo; proprio come spiegato nel manuale che mi sono ritrovata tra le mani, e come ci viene costantemente ripetuto dalle autorità della Chiesa, la chiave del successo in questa vita è il nostro redentore Gesù Cristo. Avere una piena comprensione del Suo sacrificio espiatorio, di quanto amore verso di noi l’abbia portato a compiere determinate scelte, è essenziale per poter vivere a pieno questa vita e santificarla nel Suo nome. Come sappiamo benissimo, il pentimento non è semplicemente smettere di fare qualcosa, ma un vero cambiamento di cuore. Fintanto che i nostri cuori non saranno completamente rivolti a Cristo, come i sudditi lo erano a re Beniamino, non saremo in grado di vivere completamente le nostre vite, di essere delle testimonianze viventi della vittoria di Cristo, di essere delle donne Sante. Le scritture sono ricche di indicazioni su quanto Cristo sia essenziale perché possiamo essere considerati santi : Poiché io sono capace di rendervi santi, e i vostri peccati vi sono perdonati. (DeA 60:7). Sempre in Dottrina e Alleanze, ci viene anche spiegato, parlando dei doni dello spirito, che la santità non è un dono, una qualità che si riceve senza far nulla, ma una ricompensa che ci viene data quando ci impegniamo CONTINUAMENTE per ottenerla: E dovete praticare la virtù e la santità dinanzi a me continuamente. Così sia. Amen. (DeA 46:33). Questa si che è stata una rivelazione, almeno per me… una delle mie scuse preferite fino a questo punto è sempre stata che se non mi comportavo da santa era semplicemente perché non mi veniva automatico, non era tra i doni dello Spirito che mi erano stati dati… per essere una donna Santa devo esercitarmi continuamente, dare continua prova della mia devozione a Cristo, devo PRATICARE la mia Santità continuamente. Strano, non mi ero mai soffermata sul vero significato della parola “pratica”, e cercando la definizione su internet, si sono aperti altri mille nuovi spunti di riflessione sul concetto di “praticare la santità”. La parola pratica viene infatti definita dal sito online del Corriere della Sera nei seguenti modi: attività rivolta alla realizzazione concreta di qualcosa. (si contrappone a teoria)… svolgimento assiduo di un'attività che fa acquisire esperienza… modo di procedere abituale…azione attraverso cui qualcosa si concretizza…
  • Fare un inventario spirituale della nostra casa; Sorella Nelson ha giustamente consigliato di perlustrare la nostra casa, tutti i libri, riviste, dvd, cd, photo, quadri, sono tutti all’altezza di una casa dove lo Spirito Santo può regnare 24 ore al giorno? Come donne sante, ci adoperiamo perché la nostra casa sia sempre in ordine ed accogliente? Sempre nel manuale che mi sono ritrovata tra le mani, c’è un’intera sezione su come una donna della chiesa dovrebbe assicurarsi che la propria dimora sia sempre all’altezza dell’ospite più illustre che possiamo ricevere: Gesù Cristo. Dalla pulizia, ai vasi sui balconi alle tende sulle finestre, tutto dovrebbe rispecchiare uno stato di serenità e tranquillità spirituale, e permettere a qualsiasi visitatore che dovesse anche soltanto passare davanti alla casa di comprendere che la famiglia che vi vive all’interno non è una famiglia ordinaria ma una famiglia celeste. Presidente Kimball disse a riguardo: “Ora vi preghiamo di ripulire le vostre case. Pertanto incoraggiamo ognuno di voi a ripulire e ad abbellire le proprietà che si trovano nelle vostre mani” (La Stella, febbraio 1975, pag 31). “Qualunque sia la vostra particolare situazione fate in modo che attorno a voi ci sia ordine, bellezza e felicità” (Ensign, maggio 1976, pag 125). Ci viene continuamente ripetuto che lo spirito non può dimorare in cose impure… come ci si aspetta quindi di poter essere delle donne sante, e di vivere in case sante, senza la presenza dello Spirito? Motivata dalle parole che ho letto ed ascoltato, ho provato, nonostante i miei 9 mesi di gravidanza a tenere un po’ più in ordine la casa, giusto per sfida, per vedere se cambiava qualcosa…. Il risultato è stato che quando mio marito rientrava dal lavoro, invece di stressarci sulla cena, i giocattoli a terra, e il bambino che voleva attenzioni, abbiamo avuto il tempo per uscire e fare una passeggiata insieme, per poi goderci senza nessuno sforzo la cena che avevo preventivamente preparato. La sera andando a letto eravamo tutti più sereni e tranquilli…direi quindi che decisamente, per quanto scontato, sforzarsi di rendere le nostre dimore più accoglienti ripaga, ed anche in fretta!
  • Ed infine, l’ultimo consiglio datoci per avere successo è stato di Iniziare ad identificare una nostra debolezza, e comprendere quale dono dello Spirito Santo può aiutarci nel farla diventare una forza. Invitandoci a studiare e meditare le scritture che parlano dei doni dello Spirito Santo (DeA 46, Mor 10), sorella Nelson ha cercato di mettere alla prova quella dote naturale delle donne di concentrarsi principalmente sui propri difetti, sfidando ognuna di noi a rigirare ogni nostra pecca, in una forza nel Signore. Certo, questo è un concetto che ci viene ripetuto continuamente all’interno della Chiesa, ma penso che comprendere pienamente che la mancanza di autostima e di gratitudine verso il Padre Celeste per tutti i doni che ci ha concesso sono gli ostacoli principali per divenire delle donne sante, sia la chiave del nostro successo.
In conclusione, se davvero il mio obiettivo è di capire perfettamente cosa voglia dire essere una donna della Chiesa, è essenziale avere un rapporto profondo con il mio Salvatore. E per ottenere ciò, è importantissimo, oltre allo studio e meditazione delle Scritture e alla preghiera, essere in grado di essere una donna santa, e di comportarsi sempre come se Cristo fosse al mio fianco. Approfittando della scusa che ho per le prossime ed ultime 2 settimane di gravidanza di prendermela con calma, ho iniziato a fare delle liste, di cosa devo migliorare nella mia persona, nel mio rapporto con Cristo e nella mia casa. Questi giorni di forzato riposo mi hanno sicuramente concesso l’opportunità di meditare a fondo su cosa è necessario cambiare per divenire una buona madre, moglie e donna, e non per gli standard del mondo ma per quelli del cielo, e non vedo l’ora di iniziare a mettere in pratica tutti i buoni propositi e vedere cosa ne salterà fuori!