La scorsa settimana abbiamo avuto la possibilità di
ascoltare una miriade di donne che si trovano in momenti diversi della propria
vita, con talenti diversi, credenze, prove e interessi… e come tutte loro
abbiano utilizzato la rivelazione personale per raggiungere l’equilibrio nelle
loro vite da madre. Nello specifico, abbiamo ascoltato alcune donne che
lavorano fuori casa, lavorando duramente e allo stesso tempo prendendosi cura dei
propri figli... cosa che penso spesso sia una grande sfida per i membri. Ognuno
sembra avere un’opinione diversa a riguardo! Le storie che queste donne hanno
condiviso con noi hanno portato degli ottimi esempi a riguardo. Io stessa ho
parlato con amiche che, sia con figli che senza, affrontano forti critiche per
le proprie scelte di perseguire un’educazione o una carriera.
Penso che forse
l’esperienza più impressionante che abbia avuto riguardo a questa sfida sia
stata con un insegnante che ho tanto amato e che ha avuto un profondo impatto
positivo nella mia vita. Durante una conversazione, stavamo parlado del ruolo
delle donne nella chiesa e
nell’eternità, e lei mi ha spiegato come si sia sentita costantemente spinta a
continuare a lavorare fuori di casa mentre aveva ancora figli piccoli a casa. Si
emozionò, mi guardò negli occhi, e mi chiese con sincerità:
"Pensi che Dio
spingerebbe una donna a lavorare fuori casa?”
Immediatamente mi sentii
toccata dallo Spirito di questa donna che amava i suoi figli. Si trattava anche
di una donna che aveva un dono, e Dio aveva un lavoro importante per lei, in
aggiunta al suo compito più grande di tirare su i suoi figli. Sapevo che non si
trattava di una donna che stava cercando di fare qualche soldo in più perché la
sua famiglia potesse acquistare una barca, o una donna che odia crescere i
propri figli e cerca pertanto un lavoro fuori casa per poter stare lontano da
loro. Era una donna che amava veramente i suoi figli, voleva stare con loro e
tirarli su bene, che amava il suo Dio, ed era stata ispirata a vivere una vita
non tradizionale. Le risposi, senza esitazione “si, ci credo”.
Per lungo tempo i
dirigenti della chiesa hanno raccomandato che le donne stessero a casa con i
figli. Ho notato però che negli ultimi anni l’enfasi sia stata nel “priorizzare
la famiglia”, invece di far scegliere ad ogni persona se essere una mamma a
tempo pieno. Questo vuol dire che abbiamo la libertà di fare come desideriamo,
e assumere una tata per puro capriccio? Sicuramente no, piuttosto, i nostri
dirigenti riconoscono la situazione diversa di molte famiglie, e anche
l’importanza cruciale della rivelazione personale per queste situazioni
individuali. Forse anche, non è poi così difficile lavorare fuori casa
part-time come lo era un tempo (nonostante ciò possa essere comunque un problema,
che affronterò più avanti in questo post).
Per essere sicura di
chiarire ciò che intendo, vorrei fare riferimento alla sequente bellissima
citazione dell’Anziano Neal A. Maxwell:
“Quando la vera storia
dell’umanità verrà svelata, conterrà gli eco degli spari o il suono di una
ninna-nanna? I grandi armistizi fatti da uomini d’armi o la pace fatta dalle
donne nelle case e nei quartieri? Ciò
che è successo nelle culle o nelle cucine sarà più cruciale di ciò che è
accaduto in congresso? Quando il trascorrere dei secoli avrà trasformato le
grandi piramidi in un pugno di polvere, la Famiglia Eterna rimarrà in piedi,
perché essa è un’istituzione celeste, formata al di fuori del tempo teleste. Le
donne di Dio lo sanno. Non c’è da
stupirsi se gli uomini di Dio danno supporto e sostegno a voi sorelle nel
vostro ruolo unico, poichè l’atto di disertare la casa per cambiare la società
è come rimuovere senza pensarci parti essenziali di una diga per insegnare alla
gente a nuotare. “
Perciò, penso che anche
la migliore delle intenzioni – come cambiare la società – non giustifichi
necessariamente lavorare fuori casa. Piuttosto, dovrebbe esere l’ispirazione di
Dio a dirigere le nostre decisioni su come venire incontro nel modo migliore
alle necessità delle nostre famiglie e le richieste che Dio ripone su di noi
per utilizzare i nostri talenti.
Detto ciò, credo che il
Signore possa spingere le donne a lavorare lontano da casa, anche quando hanno
bambini. Come potrei io non credere a
ciò? Metterei limiti a Dio? Abbiamo visto costantemente nelle scritture che Lui
comanda cose difficili, che ci chiede di uscire dai nostri confini, e poi ci
fornisce i mezzi per farlo. Credo anche che la rivelazione personale sia
esattamente ciò – personale. Per
questo motivo non possiamo mai sapere che cosa Dio potrebbe ispirare gli altri
a fare – incluso come “priorizzare la famiglia” al meglio, che è stata l’enfasi
costante dei nostri dirigenti della chiesa. Come potremmo mai andare in giro e giudicare
ciò che può essere deciso solo tra una coppia e Dio? Penso che questo principio
sia illustrato molto bene da una citazione di Anziano Russell M. Ballard:
“non esiste un modo
perfetto per essere una buona madre. Ogni situazione è unica. Ogni madre
affronta sfide diverse, ha capacità e abilità diverse, e di sicuro figli
diversi. La scelta è diversa ed unica per ogni madre e ogni famiglia. Molte
sono in grado di essere “mamme a tempo pieno”, almeno negli anni più formativi
delle vite dei loro figli, e molte altre vorrebbero esserlo. Alcune potrebbero
dover lavorare a tempo pieno o parziale; alcune potrebbero lavorare da casa;
alcune potrebbero dividere le proprie vite in periodi di casa e famiglia e
lavoro. La cosa importante è che una madre ama i suoi figli profondamente, e in
accordo con la devozione che essa ha per il suo Dio e suo marito,
prioritarizzarli sopra ogni altra cosa ("Daughters of God," General Conference April 2008)."
Anziano Cook ha anche affermato quanto segue in un suo recente discorso "LDS Women are Incredible"- “le donne mormone sono incredibili”:
“raramente comprendiamo o
apprezziamo pienamente le circostanze individuali di una persona [riguardo
alla scelta di una madre di lavorare fuori casa]. Mariti e mogli dovrebbero
consigliarsi in preghiera, comprendendo che dovranno rispondere a Dio delle loro
decisioni”.
Sulle basi di questa
verità, sono rimasta colpita dall’articolo"Giving Women a Voice WithoutSacrificing Faith or Family: The Changes Needed to Create an EgalitarianSociety" – “dare alle donne una
voce senza sacrificare la fede e la famiglia: i cambiamenti necessari per
creare una società ugualitaria” di Kaylie Clark nell’ultimo volume di Square Two. Nel suo
articolo, Clark pone enfasi sull’incredibile idea che il Presidente Hinckley ha
condiviso con le giovani donne della chiesa nel 2007:
“l’intera gamma degli
sforzi umani è ora aperto alle donne. Non c’è nulla che voi non potete fare una
volta che decidete di farlo… Alle donne oggi vengono offerte le stesse
opportunità di studio, di carriera, e di ogni altro aspetto della conoscenza
umana…
Potete includere nel vostro
ideale di donna che volete diventare l’immagine di una persona qualificata a
servire la società e fare un contributo significativo al mondo al quale
apparterrà”
Ciò non implica
necessariamente lavorare, possibilmente sotto remunerazione, lontano da casa –
anche se in alcuni casi potrebbe essere così. E in questi casi, Clark fa dei
commenti forti e penetranti su come possiamo promuovere una società che sia più
egalitaria e di sostegno alle donne che adempiono i propri compiti non solo
verso la famiglia, ma anche verso la società. Ma prima articola alcune delle
difficoltà che le donne affrontano:
“il vero problema non è
che le donne si sono spostate nel mondo del lavoro, ma che il mondo del lavoro
è ancora disegnato attorno ad un lavoratore uomo libero da impegni – un
lavoratore che non è più la norma. Questo modello anacronistico vuol dire che
le donne sono obbigate ad affrontare enormi difficoltà nel conciliare i bisogni
dei suoi figli mentre lavora in un posto che la obbliga a stare lontano da
loro. Un esempio di un ambiente lavorativo che crea difficoltà di questo tipo è
il settore universitario, dove ad un docente donna viene richiesto di fare il
suo lavoro più intenso (per ottenere una cattedra) all’inizio della sua carriera,
tra i 25 e i 35 anni, che è anche l’età ottimale per rimanere incinta e
allevare i figli. Di conseguenza, essa è posta dinanzi a molti ostacoli
cercando di rispondere sia all’intensa richiesta di questa fase della sua
carriera che ai bisogni della sua famiglia. Questa caratteristica strutturale
rende la vita molto difficile a quelle donne che vogliono dare priorità alla
propria famiglia come viene insegnato dalla dottrina dei Santi degli Ultimi
Giorni e portare il proprio contributo fuori casa. E perché storicamente le
donne hanno sempre avuto ruoli di piccola influenza sociale, i progettatori del
posto di lavoro moderno sono stati uomini. Senza un punto di vista femminile e
con aspettative sociali repressive, gli uomini leader del passato hanno costruito
il mondo del lavoro senza pensare a come venire incontro alle necessità delle
donne”.
É vero che la società
rende molto difficile le cose ad una donna che prioritarizza la famiglia mentre
si dedica anche alla forza lavoro. Alcuni dei suggerimenti che Clark fa per
“rendere la carriera più compatibile con la famiglia” includono:
- Una maggiore flessibilità sul luogo e tempi per portare a termine i progetti
- Dare benefici proporzionali e uguale paga oraria ai lavoratori part-time
- Congedo di maternità pagata
Persino questi piccoli
suggerimenti potrebbero, ne sono sicura, stimolare delle discussioni
interessanti ed possibilmente animate; ma vorrei fare solo un commento
sull’ultimo punto. È stato affascinante
per me lavorare in un paese straniero presso un’agenzia internazionale dove ho
avuto il privilegio di stare a contatto ogni giorno con persone da tutto il
mondo. In una conversazione a pranzo con il mio gruppo di amici internazionali
abbiamo discusso brevemente del congedo di maternità/paternità nei nostri
rispettivi paesi. Quasi tutti al tavolo hanno spiegato che nel loro paese di
origine esistevano fondi sanitari, e sono rimasti scioccati di quanto minimo
fosse il nostro congedo di maternità negli Stati Uniti (a confronto). I miei
colleghi dal Canada, per esempio, erano inorriditi e hanno spiegato che loro
ricevono un anno intero di congedo pagato che può essere diviso come si desidera
tra entrambi i genitori, nel modo che meglio si addice ad ogni singola
famiglia. Un’amica disse “come ci si può aspettare di tornare a lavoro con un
figlio di appena uno o due mesi?” Spiegai che la maggior parte delle persone fa
affidamento sulla famiglia o su asili nido a quel punto, o in caso se lo
possano permettere uno dei due genitori può rimanere a casa ad occuparsi del
bambino. Non poteva credere alla
mancanza di supporto che diamo ai neo-genitori, e trovò scioccante che il
nostro paese non desse maggiore priorità nel dare supporto ad un impegno
diretto nei primi critici anni di vita del bambino.
Interessante giusto? Ho
trovato la discussione incredibilmente stimolante e sento che vale sempre la
pena di riflettere sulle nostre politiche per vedere se sono efficaci o meno. E
in questo caso, mi chiedo – a cosa diamo la priorità nelle nostre politiche? Di
sicuro sono certa che possiamo dire che non sono le famiglie.
Clark procede nel
discutere la sfida che molte donne affrontano dopo essere rimaste a casa con i
figli perché hanno speso anni della loro vita a fare "niente" e ora
non hanno esperienze da presentare alla società sul loro curriculum. Si tratta
di una sfida sulla quale anche io ho riflettuto - come può una donna che
sceglie di restare a casa come madre essere qualificata per servire la società,
come ha sottolineato il presidente Hinckley, quando la nostra società è così
fissata sull'esperienza remunerata? Clark articola che "Una volta che saremo
in grado di separare l'esigenza di un assegno salariale o un certificato
scolastico come unico segno di lavoro e di esperienza, possiamo vedere che le
madri, o meglio, i genitori, sviluppano molte abilità qualificative. Il libro di Ann
Crittenden, If You’ve Raised Kids You Can Manage Anything - se hai
tirato su dei bambini puoi gestire qualsiasi cosa(2005), descrive come le
competenze specifiche dei genitori sono proiettabili direttamente e
pregevolmente sul posto di lavoro, e condivide le esperienze di oltre un
centinaio di intervistati che ritenevano che essere un genitore li abbia resi
manager e lavoratori più efficaci. Se il valore che diamo alla cose nella
nostra società si stacca dal suo valore monetario, essere genitori a tempo
pieno può quindi diventare un elemento molto rilevante da mettere su un
curriculum. "
Credo che Clark abbia
sollevato alcune ottime e importanti domane che vale la pena considerare. Credo
che questo non sia solo perché mi sento ispirata a dire che si tratta di una
questione di fondamentale importanza, ma anche perché l'Anziano Quentin L. Cook
ha pensato che fosse abbastanza importante da menzionarlo specificatamente nel
suo discorso tenuto alla conferenza più recente:
"Mi auguro che i
Santi degli Ultimi Giorni siano in prima linea nella creazione di un ambiente
sul posto di lavoro che sia più ricettivo e accomodante alle donne e agli
uomini nelle loro responsabilità di genitori. "
Unisco la mia voce a quella dell'anziano Cook nel
dire che spero che saremo più attenti e riguardosi e più riflessivi sulle
circostanze personali e la rivelazione degli altri, e di come possiamo
sostenere al meglio tutte le famiglie, comprese quelle con le madri nel mondo
del lavoro. Vorrei anche invitarvi a leggere tutto l'articolo di Clark, e
condividere i vostri pensieri, esperienze e intuizioni con noi!