domenica, dicembre 16, 2012

Sono grata di essere una donna!!!


Sin da quando possa ricordare, ho sempre ritenuto una grandissima sfortuna essere donna. Crescendo in una famiglia matriarcale, dove la grande nonna supervisionava tutto e tutti, e con una mamma dal carattere possente, ogni giorno della mia infanzia non ho sentito altro che commenti sulle mille responsabilità di una donna, sugli oneri che il corpo femminile ci impone, sul ruolo da dover assumere nella società, sul peso che questa caratteristica avesse su tutto ciò che si fa, da quello che mangiamo, a come ci vestiamo, a come ci comportiamo… crescere in una società prevalentemente maschilista, di sicuro non ha migliorato gran che la mia visione. Giunta all’adolescenza, le prime relazioni extra-familiari con l’altro sesso, non hanno fatto che alimentare tutti i timori tramandatimi e crearne di nuovi.
Sono convinta che se non fosse stato per la svolta di eventi all’inizio della mia età adulta a quest’ora apparterrei a qualche gruppo di donne insoddisfatte che danno la colpa di ogni loro sventura all’essere donna.
Pur essendo andata in chiesa quasi ogni domenica fino ai miei 15 anni, non credo di essere mai stata presentata a Gesù Cristo, finché il destino non ha voluto che trascorressi un anno (o meglio sei) in una famiglia dove Cristo la faceva da padrone. Anche questa famiglia era portata avanti da una nonna fantastica, zie e cugine “all’italiana” e una mamma spettacolarmente forte, ma a differenza della mia, in questa famiglia essere donna era considerato un dono, qualcosa di cui essere grato e di cui rendere grazie al Signore quotidianamente. La “capofamiglia”, madre di due, e incinta di altri due, non faceva che ripetermi quanto fosse felice del dono che il Signore le aveva fatto. Non scorderò mai la volta in cui mi disse che la vita era un miracolo, e che come unici esseri in grado di creare la vita, noi donne eravamo degli angeli speciali scelti da Dio Padre, per rendere testimoni gli uomini di miracoli quotidiani. Penso che non scorderò mai neanche il modo in cui mi misi a ridere, dandole della pazza. La sua risposta fu semplice: aspetta e vedrai.
Gli anni trascorsi in compagnia di questa famiglia, mi hanno fatto avvicinare molto a Cristo, e a iniziare a dubitare delle convinzioni che mi ero portata dietro dall’infanzia. Sicuramente non posso dire che ero grata di essere donna, ma per lo meno non lo detestavo quanto nel passato, se non in quei giorni in cui essere donna può essere alquanto doloroso. Continuavo però a non comprendere il fascino che così tante persone provavano per il Cristianesimo; come si poteva parlare di amore ed uguaglianza tra uomini e donne in una religione portata avanti per millenni da soli uomini, e uomini che odiavano le donne tra l’altro? C’era però qualcosa di strano che succedeva quando venivo trascinata a incontri in chiesa, a seminari religiosi o all’ennesimo “bible study”. Non so definire bene cosa fosse, ma era come se dentro di me ci fosse una piccola bambina che sorrideva quando mi trovavo in mezzo a tutte quelle donne che erano entusiaste della loro condizione.



Dopo un po’ di tempo, ho conosciuto la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, e dopo un battesimo lampo (ero battezzata 10 giorni dopo il mio primo incontro con i missionari), ho iniziato ad appassionarmi davvero alla vita di quest’uomo che predicava l’amore verso tutti, inclusi sé stessi, e il perdono, partendo dal perdonare i propri errori. Ero in un periodo molto tumultuoso della mia vita, e sapevo (oggi posso dire che si trattava di suggerimenti dello Spirito Santo), che le chiavi della mia felicità sarebbero state proprio quelle: amore e perdono, verso tutti certo, ma partendo da me stessa. Ho iniziato così un lungo percorso di ricerca e di studio, che mi hanno portato ad apprezzare sempre di più il la mia condizione terrena, a riconoscere passo passo tutti i doni che mi erano stati dati, primo tra quali quello di essere donna.
Non appena iniziato a comprendere la bellezza dell’essere donna, ho scoperto di essere in cinta, e tra i mille timori di questa nuova fase della mia vita, ho iniziato a domandarmi quali nuove prove mi attendevano, quali nuove lezioni dovevo imparare. Dopo aver dato alla luce il mio primogenito, ho sentito una gioia che sovrastava di molto tutto il dolore che mi aveva portato a quel magico momento in cui ho finalmente potuto tenere tra le braccia il mio bimbo. Iniziavo a comprendere cosa intendesse la mia seconda mamma affermando che siamo degli esseri speciali. Ho intrapreso questo nuovo percorso con mille paure, chiedendomi costantemente cosa fare per poter essere una buona mamma, cercando di fare del mio meglio per potergli garantire un buon futuro, avendo mille premure e commettendo mille errori, ispirandomi agli esempi che avevo avuto dalle donne della mia vita su come essere una buona mamma.
Poi a Gennaio ho scoperto di essere di nuovo incinta, e sin dal primo momento avevo terrore che potesse trattarsi di una femmina. Durante tutta la gravidanza non ho mai voluto avere la conferma ai miei dubbi, ma dentro di me ho sempre saputo che era una piccola donna a crescere dentro di me. Cercando di essere razionale, attribuivo il mio timore alla mia incapacità di fare le trecce o a mettere lo smalto sulle unghie. I maschi alla fine sono molto più semplici da crescere no? Più si avvicinava la data del parto, più sudavo freddo all’idea di tirare su una bambina, una donna. La presunta data del parto venne e passò senza che nulla cambiasse, nessuna contrazione, nulla di nulla. I giorni passavano, e nulla! Una sera poi, approfittando di essere sola a casa, mi sono chinata in preghiera, e ho chiesto al Signore perché ci volesse tanto perché questo bebè si decidesse a venire alla luce, e la risposta è stata una sola: prima dovevo capire. Ok. Ma capire cosa?
Prendendo sonno, continuavo a chiedermi quale lacuna mi stava evitando di entrare in travaglio… sapevo di non avere una comprensione di completa di molte cose, ma cosa era così grave impormi questa attesa?
Mentre cedevo alle braccia di Morfeo, un pensiero ha iniziato a farsi strada nella mia testa… dovevo ancora capire cosa volesse dire essere donna. Quello che mi terrorizzava così tanto all’idea di avere una bambina, era il timore di non poterle insegnare le cose giuste, ma non si trattava di insegnarle come fare le trecce o come mettere lo smalto, ma bensì di cosa volesse dire essere donna. Di cosa volesse dire avere una maggiore sensibilità per i bisogni di coloro che ci circondano, guadagnare una testimonianza di Cristo, e applicare e vivere i Suoi insegnamenti nonostante tutte le prospettive errate date al suo vangelo di secoli di religiosità maschile, essere umili abbastanza da riuscire ad ascoltare i suggerimenti dello Spirito, e forti abbastanza da poter sopravvivere in un mondo prevalentemente maschilista, avere rispetto per il Sacerdozio, per il padre di famiglia, per gli anziani, per le opinioni altrui, nonostante il mondo ci insegni l’opposto. Essere FIERA di essere donna nonostante il mondo ci insegni che sia una cosa di cui vergognarsi.
A mezzanotte, quella stessa notte, le contrazioni sono iniziate, e poche ore dopo stavo tenendo tra le mie braccia la mia piccola Laila Esmeralda. Ricordo che appena uscita, ho chiesto cosa fosse, più per prassi: non ero affatto stupita nel sentirmi rispondere che era una femmina. Non ho potuto resistere a commuovermi nell’aver finalmente compreso quel commento di tanti anni prima. Finalmente capivo a pieno perché noi donne possiamo essere considerate degli “angeli speciali scelti da Dio Padre, per rendere testimoni gli uomini di miracoli quotidiani”. In quel momento ero fautrice e testimone di un miracolo allo stesso tempo. Ero stata difatti il mezzo per permettere ad un nuovo spirito di ottenere un corpo, ma d'altronde questo miracolo l’avevo già vissuto. Il vero miracolo per me, in quel momento, fu essere orgogliosa di aver messo alla luce un piccolo angelo, di essere stata concessa la possibilità di tramandare ad una nuova donna tutti gli insegnamenti che donne spettacolari mi avevano trasmesso nel corso degli anni, di vedere, in un solo istante, tutta la mia posterità negli occhi di questa piccola grande donna.
Mi sono spesso chiesta quando è che abbiamo iniziato ad essere donne, se in questa vita, o se lo eravamo già come spiriti. Non ho ancora una risposta a questa domanda, ma sono certa di una cosa: Sono grata al Padre Celeste per l’opportunità che mi ha dato di essere donna, per il grande dono che mi ha concesso quando mi ha considerata degna di rendere gli uomini testimoni di miracoli, e di mettere alla luce una donna! Sono grata di essere una donna!

domenica, ottobre 14, 2012

Donne che corrono coi lupi

by Elena







Questo è stato uno dei libri che più ha influenzato la mia crescita come donna. Ne sono stata talmente tanto affascinata che è diventato la colonna portante di tutta la mia tesi universitaria. Leggendolo sono cresciuta come donna, madre, figlia, sorella, moglie, amica ... insomma mi ha aiutata in ogni sfaccettatura del mio essere. 


Il libro è scritto benissimo, e può essere letto anche da chi non ha una profonda conoscenza della psicologia analitica di Carl Gustav Jung, la Dottoressa Clarissa Pinkola Estés analizza diverse fiabe, facendo affiorare la figura delle donne e descrivendo l'evoluzione psichica che ognuna di noi dovrebbe intraprendere per arrivare a diventare una Donna Selvaggia. 

Voglio citarvi alcune frasi che mi hanno colpito e che cerco di tenerle a mente: 


La donna di solito è affamatissima di spiritualità, e spesso afferra qualunque veleno camuffato, convinta che si tratti proprio di ciò di cui la sua anima ha fame.


Questa è una verità che sento molto mia, perché il mio spirito è costantemente super affamato e a volte mi imbatto in veleni che potrebbero distruggermi. 


Uno degli attacchi più insidiosi all'io selvaggio è l'invito a comportarsi come si deve, e (forse) seguirà un premio. Se questo metodo può (e sottolineo "può") convincere una bambinetta a non giocare finché la camera non è in ordine e il letto non è rifatto, esso non funzionerà mai nell'esistenza di una donna vitale.

Questa frase racchiude in pieno quello che io penso e provo riguardo alla religione e alla spiritualità. Per molti, troppi secoli/millenni alle persone è stato insegnato che questa è una vita di dolore, sacrificio, sofferenza, sopportazione .... bisogna sopportare tutto per un domani migliore, il più delle volte questo domani non appartiene a questa dimensione terrestre. Sbagliato!!! Il Vangelo insegna l'opposto, noi dobbiamo essere felici adesso, non possiamo vivere di paure e frustrazioni, Cristo ci ama e ciò che vuole è la nostra felicità, non possiamo accontentarci e comportarci bene perché un domani magari avremo un premio. “Adamo cadde affinché gli uomini potessero essere; e gli uomini sono affinché possano provare gioia” (2 Nefi 2:25 ). Oggi, adesso!!! 



Queste sono solo due frasi che ho voluto condividere con voi e credo racchiudano tutto lo spirito del libro. Lo consiglio a tutte quelle donne che stanno cercando se stesse, che si sono perse o che sono semplicemente curiose e aperte a nuovi punti di vista sulla femminilità. 


La mia grande fortuna è stata quello di incontrarlo dopo che il Vangelo era diventato parte integrante e attiva della mia vita, così sono stata in grado di cogliere la Verità quando l'ho incontrata tra le righe di questo libro. Devo ammettere che nella mia vita sono sempre stata alla ricerca di modelli femminili da imitare, da osservare, da distruggere, da adorare.... ma praticamente non ho mai trovato nessun "modello" che mi aiutasse a diventare una donna con la D maiuscola. Tutti mi dicevano cosa NON deve fare una donna... ma nessuno mi ha mai detto che cosa vuol dire essere una donna. L'incontro con Cristo e con la Sua Chiesa mi ha un po' aiutata, ma non completamente. 


Evidentemente sono ancora alla ricerca di questo significato, e sempre più profondamente credo sia il compito specifico della nostra generazione, una generazione di donne che finalmente può essere quello che vuole. Dobbiamo levarci di dosso tutte le tradizioni dei nostri padri, le paure delle nostre madri e avere il coraggio di sondare questo territorio inesplorato. Lo dobbiamo a noi stesse, alle nostre antenate che tanto hanno sofferto e soprattutto alle nostre figlie. Dobbiamo essere delle pioniere e cercare il vero e profondo significato dell'essere donna, con le sue mille sfaccettature e le sue mille applicazioni. 



Amo essere una donna, anche se per alcuni "periodi" della mia vita lo ho odiato ... e ho una gran voglia di conoscermi meglio e di condividere con voi le mie idee, i miei dubbi, le mie gioie e le mie certezze. So che questo blog può diventare una piccola stanza dove trovarsi, condividere le nostre idee e aiutarci a migliorare. Spero proprio che il domani sia pieno di Donne Selvagge che corrono libere con i lupi.

mercoledì, ottobre 03, 2012

Cosa vuol dire essere una Donna Santa

by Augusta


Wow! Sono appena rientrata a casa da un addestramento speciale per le donne della chiesa, e nonostante la stanchezza, sono così entusiasta per le parole che ho ascoltato che non potevo attendere domani per scrivere questo mio primo post.
Per mesi ormai ho rimandato questo momento, troppo preoccupata di scrivere le parole adatte, di essere politicamente corretta e di fare in modo che lo Spirito potesse permeare tra queste mie righe. Ho passato giorni a riflettere su quale fosse il significato di “essere una Donna della Chiesa in Italia”, senza riuscire a tirar fuori nulla di interessante. Poi un giorno riorganizzando la libreria ho trovato un vecchio manuale intitolato “la Donna della Chiesa”, ed ho iniziato a maturare il pensiero che forse prima di tutto avrei dovuto concentrarmi su cosa volesse dire essere una donna della Chiesa.
Il primo capitolo di questo manuale, tratta dell’importanza dell’avere un rapporto intimo con il nostro Salvatore Gesù Cristo. Viene riportato l’esempio di una ragazza, Charlotte, che in un momento di difficoltà della sua vita, riceve il consiglio di provare a vivere 24 ore come se il Salvatore fosse sempre al suo fianco. Ispirata dall’esperienza positiva di questa ragazza, ho provato a fare lo stesso, ma ogni giorno che provavo, in un modo o in un altro fallivo, rimproverando me stessa del fatto che se Gesù fosse davvero stato lì con me non mi sarei comportata in quel modo. Ho trascorso le ultime settimane a chiedermi cosa fosse sbagliato in me, visto che mi considero una buona cristiana, e ciò nonostante non riuscivo a trascorrere neppure 24 ore come se Cristo fosse al mio fianco.
E poi finalmente oggi ho ricevuto la risposta. Sorella Nelson stava raccontando di come, accompagnando suo marito per un’ultima perlustrazione prima della ri-dedicazione di un Tempio, lui avesse notato che quel Tempio non poteva essere dedicato finché le parole “Holiness to the Lord, the House of the Lord” (Santità a Dio, la Casa di Dio) non fossero presenti sulla facciata esterna del Tempio. La riflessione che sorse spontanea fu: queste parole non sono incise sulle mie pareti… che cosa dovrei fare per fare in modo che esse possano essere scritte sulla mia casa? Che cosa devo fare perché la mia casa possa essere considerata santa? Che cosa devo fare IO per essere considerata una donna santa? Sorella Nelson decise quindi di girare la domanda a delle altre sorelle, sfidandole ad affrontare un’attività al giorno, per tre giorni di fila, come delle donne sacre. Rileggendoci le risposte che ricevette, mi ha colpito particolarmente quella di una donna, che ammise che per i primi giorni non vide nessun risultato perché invece di chiedersi come una donna santa avesse affrontato la situazione, si rimproverava il fatto che una donna santa non si sarebbe mai trovata in una situazione del genere. Esattamente lo stesso errore che stavo facendo io.
Prima lezione imparata: l’autoflagellazione non appartiene a Cristo; una donna santa non piange mai sul latte versato, ma cerca sempre e comunque di affrontare le difficoltà pensando a come Cristo le avrebbe affrontate, cercando di imparare dai propri sbagli.
Sorella Nelson, insieme a questa sfida che ha lanciato, ha dato alcuni consigli su come riuscire a portare a termine questa sfida con successo:
  • Fare una lista delle cose che DOBBIAMO fare mentre siamo su questa terra; con la perspicacia, la sintonia con lo Spirito, e lo spiccato senso di empatia con le sorelle nella sala, Sorella Nelson ha esordito citando le seguenti parole:
Se non stai facendo quello che dovresti fare, allora non importa che cos’altro tu stia facendo.
Come una freccia lanciata dritta al cuore, questa frase ha colpito dritto nel bersaglio, evidenziando a pieno il problema principale che ci tiene lontane dall’essere considerate delle donne sante. Così spesso si prova a dare delle giustificazioni materiali alle nostre azioni... Non lo faccio ora perché questo è più urgente, non sono ancora pronta per farlo adesso, che fretta c’è, tanto c’è tempo per farlo… Scempiaggini! Se non stiamo facendo quello che il Signore ci ha richiesto di fare, se non stiamo adoperandoci per l’esaltazione delle nostre anime, per portare a termine tutte le faccende che dobbiamo sbrigare durante il nostro tempo sulla terra, se non stiamo vivendo una vita nel nome del Signore, allora non importa che cos’altro stiamo facendo!
  • Fare un piano per poter raggiungere una comprensione più profonda dell’espiazione di Cristo; proprio come spiegato nel manuale che mi sono ritrovata tra le mani, e come ci viene costantemente ripetuto dalle autorità della Chiesa, la chiave del successo in questa vita è il nostro redentore Gesù Cristo. Avere una piena comprensione del Suo sacrificio espiatorio, di quanto amore verso di noi l’abbia portato a compiere determinate scelte, è essenziale per poter vivere a pieno questa vita e santificarla nel Suo nome. Come sappiamo benissimo, il pentimento non è semplicemente smettere di fare qualcosa, ma un vero cambiamento di cuore. Fintanto che i nostri cuori non saranno completamente rivolti a Cristo, come i sudditi lo erano a re Beniamino, non saremo in grado di vivere completamente le nostre vite, di essere delle testimonianze viventi della vittoria di Cristo, di essere delle donne Sante. Le scritture sono ricche di indicazioni su quanto Cristo sia essenziale perché possiamo essere considerati santi : Poiché io sono capace di rendervi santi, e i vostri peccati vi sono perdonati. (DeA 60:7). Sempre in Dottrina e Alleanze, ci viene anche spiegato, parlando dei doni dello spirito, che la santità non è un dono, una qualità che si riceve senza far nulla, ma una ricompensa che ci viene data quando ci impegniamo CONTINUAMENTE per ottenerla: E dovete praticare la virtù e la santità dinanzi a me continuamente. Così sia. Amen. (DeA 46:33). Questa si che è stata una rivelazione, almeno per me… una delle mie scuse preferite fino a questo punto è sempre stata che se non mi comportavo da santa era semplicemente perché non mi veniva automatico, non era tra i doni dello Spirito che mi erano stati dati… per essere una donna Santa devo esercitarmi continuamente, dare continua prova della mia devozione a Cristo, devo PRATICARE la mia Santità continuamente. Strano, non mi ero mai soffermata sul vero significato della parola “pratica”, e cercando la definizione su internet, si sono aperti altri mille nuovi spunti di riflessione sul concetto di “praticare la santità”. La parola pratica viene infatti definita dal sito online del Corriere della Sera nei seguenti modi: attività rivolta alla realizzazione concreta di qualcosa. (si contrappone a teoria)… svolgimento assiduo di un'attività che fa acquisire esperienza… modo di procedere abituale…azione attraverso cui qualcosa si concretizza…
  • Fare un inventario spirituale della nostra casa; Sorella Nelson ha giustamente consigliato di perlustrare la nostra casa, tutti i libri, riviste, dvd, cd, photo, quadri, sono tutti all’altezza di una casa dove lo Spirito Santo può regnare 24 ore al giorno? Come donne sante, ci adoperiamo perché la nostra casa sia sempre in ordine ed accogliente? Sempre nel manuale che mi sono ritrovata tra le mani, c’è un’intera sezione su come una donna della chiesa dovrebbe assicurarsi che la propria dimora sia sempre all’altezza dell’ospite più illustre che possiamo ricevere: Gesù Cristo. Dalla pulizia, ai vasi sui balconi alle tende sulle finestre, tutto dovrebbe rispecchiare uno stato di serenità e tranquillità spirituale, e permettere a qualsiasi visitatore che dovesse anche soltanto passare davanti alla casa di comprendere che la famiglia che vi vive all’interno non è una famiglia ordinaria ma una famiglia celeste. Presidente Kimball disse a riguardo: “Ora vi preghiamo di ripulire le vostre case. Pertanto incoraggiamo ognuno di voi a ripulire e ad abbellire le proprietà che si trovano nelle vostre mani” (La Stella, febbraio 1975, pag 31). “Qualunque sia la vostra particolare situazione fate in modo che attorno a voi ci sia ordine, bellezza e felicità” (Ensign, maggio 1976, pag 125). Ci viene continuamente ripetuto che lo spirito non può dimorare in cose impure… come ci si aspetta quindi di poter essere delle donne sante, e di vivere in case sante, senza la presenza dello Spirito? Motivata dalle parole che ho letto ed ascoltato, ho provato, nonostante i miei 9 mesi di gravidanza a tenere un po’ più in ordine la casa, giusto per sfida, per vedere se cambiava qualcosa…. Il risultato è stato che quando mio marito rientrava dal lavoro, invece di stressarci sulla cena, i giocattoli a terra, e il bambino che voleva attenzioni, abbiamo avuto il tempo per uscire e fare una passeggiata insieme, per poi goderci senza nessuno sforzo la cena che avevo preventivamente preparato. La sera andando a letto eravamo tutti più sereni e tranquilli…direi quindi che decisamente, per quanto scontato, sforzarsi di rendere le nostre dimore più accoglienti ripaga, ed anche in fretta!
  • Ed infine, l’ultimo consiglio datoci per avere successo è stato di Iniziare ad identificare una nostra debolezza, e comprendere quale dono dello Spirito Santo può aiutarci nel farla diventare una forza. Invitandoci a studiare e meditare le scritture che parlano dei doni dello Spirito Santo (DeA 46, Mor 10), sorella Nelson ha cercato di mettere alla prova quella dote naturale delle donne di concentrarsi principalmente sui propri difetti, sfidando ognuna di noi a rigirare ogni nostra pecca, in una forza nel Signore. Certo, questo è un concetto che ci viene ripetuto continuamente all’interno della Chiesa, ma penso che comprendere pienamente che la mancanza di autostima e di gratitudine verso il Padre Celeste per tutti i doni che ci ha concesso sono gli ostacoli principali per divenire delle donne sante, sia la chiave del nostro successo.
In conclusione, se davvero il mio obiettivo è di capire perfettamente cosa voglia dire essere una donna della Chiesa, è essenziale avere un rapporto profondo con il mio Salvatore. E per ottenere ciò, è importantissimo, oltre allo studio e meditazione delle Scritture e alla preghiera, essere in grado di essere una donna santa, e di comportarsi sempre come se Cristo fosse al mio fianco. Approfittando della scusa che ho per le prossime ed ultime 2 settimane di gravidanza di prendermela con calma, ho iniziato a fare delle liste, di cosa devo migliorare nella mia persona, nel mio rapporto con Cristo e nella mia casa. Questi giorni di forzato riposo mi hanno sicuramente concesso l’opportunità di meditare a fondo su cosa è necessario cambiare per divenire una buona madre, moglie e donna, e non per gli standard del mondo ma per quelli del cielo, e non vedo l’ora di iniziare a mettere in pratica tutti i buoni propositi e vedere cosa ne salterà fuori!


domenica, settembre 30, 2012

LA MIA VITA DA REGINA

 by Chiara

Ogni giorno, da quando mi alzo la mattina a quando crollo a letto, spesso sfinita, cambio pannolini, raccatto giocattoli, corro dietro a bambini recalcitranti, li lavo, gioco con loro, li sgrido. Li porto fuori a giocare, cucino per loro e quando, finalmente, dormono, mi occupo di dare alla mia casa un aspetto dignitoso. Il tempo per me è davvero un privilegio che raramente mi è concesso, eppure, in fondo al mio animo, sento di essere una regina. Persino quando spingo un passeggino o il carrello della spesa, qualcosa dentro di me mi fa sentire nobile ed onorata. Mi sono chiesta da dove nasca questo sentimento ed ora cercherò di spiegarlo, meglio che posso.
Ogni volta che ho guardato per la prima volta i miei figli, subito dopo il parto, sono stata colpita in maniera fortissima dalla vita, bella, innocente e sacra che animava degli esseri così piccoli. Ricordo di avere stretto tra le braccia la mia primogenita, Nadia; ed avere sentito distintamente un grande amore verso di lei, mentre una voce silenziosamente mi diceva: “ricordati che non ti appartiene”; “è vero, Padre Celeste” ho pregato dentro di me “questa è la tua figlia preziosa, che Tu mi hai affidato perchè diventi una donna libera e intelligente, consapevole del proprio valore e capace di amare”. Con ogni mio bambino ho avuto un'esperienza spirituale differente, ma ugualmente intensa.



Quando penso a quanto è importante il compito che mi è stato dato, mi sento umile, quasi sopraffatta. Le mie scelte potranno influire enormemente per determinare che tipo di persone saranno i miei figli: una volta adulti si inseriranno nella società ed in una prospettiva ancora più ampia prenderanno il loro posto nel grande Piano del nostro Padre nei cieli, positivamente o negativamente.
La mia vita è il mio regno. Io, Come una regina, amministro le mie ricchezze e le condivido con miei cari: do quello che ho appreso attraverso la mia istruzione, le mie esperienze, il mio tempo, la mia voglia di imparare. Ho imparato la bellezza del sacrificio di sé, perchè così ho scoperto di avere risorse che non sapevo di possedere. Ho imparato quanto è importante continuare a coltivare le mie conoscenze e la mia vitalità, in modo da arricchire i miei possedimenti ed essere un buon esempio. Tutto questo è estremamente nobile, ai miei occhi e non so pensare a nulla che mi possa far crescere di più.
Come regina sono responsabile delle mie intendenze e del mio regno, che è grande e mi fa sentire profondamente ricca. Per questo, se qualcuno per caso mi vede spingere un passeggino in strada, pur nello stress di una vita impegnata e a volte faticosa, non si deve stupire se mi vede sorridere.

E voi .... Vi sentite regine? Raccontateci tutto!!

domenica, aprile 22, 2012

Gli uomini sono meravigliosi!

by Karissa

Non ho veramente avuto nessun pensiero profondo che mi abbia provocato visioni così da scrivere ultimamente un post incredibile. Inoltre, sono stata molto impegnata con il lavoro e con la ricerca della casa. Sapevate che comprare una casa assorbe tutto il vostro tempo libero se siete ossessive sull’argomento? ;) Sapevate che c’è differenza tra “ossessione” e “Disturbo Ossessivo Compulsivo - OCD”? Avrei tante cosa da dire spiegando le differenze tra “disordini” che la gente pensa di conoscere (depressione, bipolarismo, schizofrenia, disordini compulsivi ossessivi, ecc.) e ciò che questi problemi veramente sono, ma poi parto per la tangente.

Così ho chiesto a mio marito un’idea su cosa scrivere oggi, e lui mi ha suggeritori di scrivere su quanto meravigliosi sono gli uomini. Ho ridacchiato... e poi ho deciso che era un buon argomento =) So che è stato detto già in passato su questo blog, che non possiamo incoraggiare le donne senza incoraggiare e sostenere gli uomini, ma penso che possa essere detto una volta di più.

Gli uomini sono incredibili! Devono affrontare questo mondo con tante responsabilità. A loro non è dato il permesso di avere sentimenti, e ancor meno di esprimerli. Inoltre ci si aspetta molto da loro, e alcune aspettative sono poco realistiche. Infatti, ho chiesto a mio marito quale sia la cosa più difficile nell’essere un uomo, e lui ha risposto “le aspettative.”
Molto è richiesto anche agli uomini di questa chiesa, e i dirigenti della chiesa non sono sempre così gentili e incoraggianti verso gli uomini come lo sono invece verso le donne. Pensate: I discorsi della Società di Soccorso sono tutti incentrati su “quanto meravigliose sono le donne. Vi amiamo. Smettete di giudicarvi l’un l’altra perché siete tutte spettacolari”, mentre i discorsi del Sacerdozio di solito sono di questo tenore “Smettetela di essere cattivi e fate meglio. Assumetevi le vostre responsabilità.” (Anche se in questa ultima conferenza Cody sostiene che siano stati un po’ più gentili). Gli uomini hanno immagini di riferimento molto specifiche; non è tanto avere una “taglia 40” quanto l’avere i giusti muscoli. Penso sia molto oggettivo dire che gli uomini hanno altissime aspettative esteriori da raggiungere. Apparire in buona forma, avere un buon lavoro, essere “buoni”.

Ma in crudo contrasto con queste altissime aspettative esteriori, gli uomini devono avere bassissime aspettative interiori, e in qualche modo entrambe le cose sono essenziali per essere dei “veri uomini”. Non avere “sentimenti”, non parlare dei propri problemi – ma risolverli. Agli uomini vengono date istruzioni contraddittorie: fate tanti straordinari sul lavoro, abbiate anche più lavori se è necessario, così vostra moglie non dovrà lavorare, ma siate anche dei padri amorevoli e coinvolti nella vita dei vostri figli. 

Penso che ci siano anche messaggi discordanti, come siate produttivi e dei lavoratori indefessi (cioè fare un sacco di soldi), ma va bene essere dei pigroni trasandati (un vero uomo possiede il telecomando e gli viene servito il cibo dalla moglie); un uomo deve avere il pieno controllo di se stesso in ogni momento, a meno che una donna nelle sue vicinanze non stia indossando abiti che sottolineano la sua anatomia femminile. Cory si è sempre sentito molto offeso dall’idea che un uomo “non possa trattenersi” dall’avere pensieri impuri o addirittura azioni impure quando una donna veste in modo immodesto. Bisogna essere dei buoni mariti che amano le proprie mogli, ma stando attenti a non farsi “sottomettere”. Ci sono molti altri esempi!

Gli uomini affrontano queste difficoltà ogni giorno, ma continuano a lavorare sodo e a sostenere le loro famiglie essendo il più felice possibile. Gli uomini sono meravigliosi e fanno cose meravigliose!

Volete sapere qual è stata la cosa più interessante nello scrivere questo post? Ci sono stati molti momenti dove scrivevo cose tipo “le donne hanno le stesse difficoltà” oppure “come le donne, gli uomini...” mi sono quasi messa sulla difensiva mentre stavo facendo i complimenti agli uomini per il loro duro lavoro e riconoscevo i loro problemi, come se facendo questo stavo limitando o non riconoscendo le donne. Questo mi mostra quanto profonda sia la “competizione” tra i sessi che c’è nella nostra società. Anche quando provo seriamente a NON essere in competizione. Sento ancora il suo formicolio. Mi ha fatto fare un po’ di introspezione terapeutica...

Il punto è, che mentre è meraviglioso onorare le donne, è anche importante omaggiare gli uomini. Una delle cose che amo di più in questo blog in particolare è che non c’è bisogno di denigrare gli uomini per elevare le donne. Siamo differenti, ma entrambi meravigliosi nei nostri modi. Entrambi i sessi hanno bisogno di entrambi, ma entrambi sono competenti nei loro modi specifici. Onoriamo le nostre differenze e smettiamola di insistere sul fatto che la forza di un sesso ha bisogno di essere comparata alla debolezza dell’altro sesso. E quando ci sono energie sovrapposte, dobbiamo essere grati per quando buoni potremmo essere insieme, invece di vedere chi è il “migliore”.

Penso che le cose sarebbero migliori per tutti se tutti noi lavorassimo per sostenerci e rafforzarci l’un l’altro. Ogni volta che qualcuno sminuisce un uomo o fa apparire gli uomini come degli stupidi maldestri (molto comune in chiesa – quante volte in chiesa gli uomini dicono “noi fratelli saremmo sperduti senza voi sorelle perché non riusciamo a fare nulla di buono” “Non so dove sia il microonde”), rimarcate che gli uomini sono brillanti e dei gran lavoratori. Ogni volta che qualcuno sminuisce o limita le donne, correggetelo allo stesso modo. Focalizzatevi sugli aspetti positivi. Ogni qual volta vedrete una sfida tra i sessi che porta a giudicare e a sminuire, ricordate le sagge parole del Presidente Uchtdorf: "Smettetela".

lunedì, aprile 09, 2012

Pasqua

by Ruth


Ho sempre amato la Pasqua. Quando ero una bimba, probabilmente era per via delle uova di Pasqua, ma quando sono cresciuta è diventato un momento dove pensare al mio Salvatore e alla Sua Espiazione per me. Penso tanto che questo sia stato grazie a mia mamma, e come lei ha sempre provato a rendere la Pasqua un periodo durante il quale ci si focalizzava sul Salvatore, nonostante tutta parte commerciale che circonda le uova di Pasqua. Ma quest’anno è stata un’esperienza differente per me, e probabilmente è stata una delle Pasque piene di significato che abbia mai avuto.
La differenza?
È stato il mio turno di insegnare a mio figlio il vero significato della Pasqua.
No, non è stata la prima Pasqua del mio figlio più grande (anche se è stata la prima del mio neonato). Ma è stata la prima volta anche ho avuto un figlio abbastanza grande da essere veramente curioso sulle scritture e su Gesù e sulla Sua Espiazione, e inoltre la prima Pasqua da quando sono diventata madre che non ero in pieno stress preparandomi per gli esami di fine anno. Così quest’anno, mi sono ricordata alcune cose che mia mamma faceva, e ho deciso di provare qualcosa di semplice: ogni giorno, iniziando dalla Domenica delle Palme, avrei nascosto 2 uova di plastica, uno per ogni ragazzo. E in ogni uovo, avrei messo un disegno da me disegnato che simbolizzava qualcosa che Gesù aveva fatto nell’ultima settimana della sua vita mortale (per esempio, la Domenica delle Palme, un uovo aveva il disegno di una foglia di palma, e l’altro un disegno diun asino). Quando i ragazzi trovavano le uova, ci saremmo riuniti insieme sul divano e avremmo cantato una canzona Pasquale, allora ci saremmo raccontati la storia, e qualche volta avremmo visto un video dal sito www.lds.org
E sapete cosa? “Il momento Pasquale” è diventato il nostro periodo preferito della giornata (anche se il piccolino spesso provava sopra di noi le 4 ruote motrici mentre leggevamo delle storie del Nuovo Testamento al più grande). Il mio bimbo di 2 anni ne è rimasto affascinato, e voleva sentire le storie in continuazione. Io, in piena gravidanza, incominciavo a piangere durante ogni storia delle Scritture che raccontavo o leggevo, durante tutti i video, e durante molte delle canzoni (mi capita quando sono incinta – lo accetto e basta). E per qualche ragione, insegnare l’Espiazione ai miei bimbi di 2 e 1 anno, anche se è stata una versione necessariamente molto semplice e basilare, per me ha portato in casa, più forte che mai, la maestà e la bellezza della sofferenza, morte e sopra a tutto, la resurrezione di Cristo che abbiamo celebrato in questo periodo dell’anno. Mi sono ritrovata ad aspettare con impazienza la Domenica di Pasqua come non mi succedeva da quando ero bambina, ma questa volta per una ragione differente – volevo vedere la faccia di mio figlio quando avremmo letto la storia di Maria e del sepolcro vuoto. Sì, piangevo disperatamente durante la storia. Ma ho visto la sua faccia, la felicità quando ha scoperto, insieme a Maria, che la tomba era veramente vuota, e che Gesù, anche se era morto, era vivo ancora.
È stata una Pasqua bellissima. Spero la prossima sia più o meno uguale. Forse questo è il motivo per cui Dio ha mandato i bambini – perché quando proviamo a insegnare loro una verità che conosciamo, noi scopriamo che è vera in un modo più profondo.
Sono grata per il mio Salvatore, e che Lui vive davvero – e sono grata per ciò che significa per me, mio marito, e i miei due dolci bimbi.

lunedì, novembre 21, 2011

Donne mormone: una forza inoppugnabile con cui fare i conti?

by Kels
Lo scorso fine settimana, mentre ero dai miei suoceri, ho visto questo libro sul tavolo della nonna di mio marito:


Ero molto emozionata nel leggere il titolo "Profiles of 100 prominent LDS Women" –“Ritratti di 100 donne SUG di rilievo”; sono molto grata per gli straordinari esempi di donne dei Santi degli Ultimi Giorni (SUG) nella mia vita, e sono rimasta impressionata nel constatare che quello era il tipo di libro che avrei voluto che le mie figlie leggessero. In realtà mi piacerebbe che anche i miei figli e mio marito lo leggessero; ho iniziato a sfogliarlo e ho pensato che sarebbe stato bello per i nostri figli poter leggere, insieme alla storia degli apostoli e dei profeti, la storia di straordinarie donne SUG!
Penso sia favoloso che molte famiglie mormone ritengano prioritario comprendere e conoscere i profeti della nostra Chiesa, ma mi ha sempre rattristato un po’ il fatto di non conoscere e rendere onore alle donne che hanno offerto contributi analoghi al nostro mondo e alla nostra Chiesa. Spero pertanto, di poter dare ai miei figli una vasta gamma di esempi da seguire: membri e non-membri, uomini e donne.

Ricordo di aver divorato libri su Harriett Tubman, Florence Nightingale, Marie Curie, Helen Keller, e altre donne straordinarie da ragazza. Mi piaceva avere uno sguardo sulle loro vite e a quello che avevano realizzato; mi aiutava a comprendere il mio potenziale e ad elaborare una visione della mia vita.
È meraviglioso poter avere degli scritti su dei modelli di donne SUG che sono riuscite a giostrare quella difficile combinazione tra casa/famiglia e società, e possono illuminare anche noi su come fare lo stesso.

Non ho ancora letto l’intero libro, ma sfogliandolo ci sono alcuni personaggi che mi sono subito saltati all’occhio, tra le quali Beverly Campbell (un’amica di famiglia che ha scritto il libro “Eve and the Choice Made in Eden” - “Eva e la scelta fatta nel giardino dell’Eden”), Leah Widstoe, Lilia Wahapaa, e Laurel Thatcher Ulrich (Stephenie Meyer è anche tra queste... hmmm). Ad ogni modo, per questo post, ho pensato di mettere in risalto una donna che mi ha davvero ispirato tanto: Claudia Lauper Bushman. Le sue parole hanno descritto pienamente alcuni pensieri sui quali ho rimuginato ultimamente, e sono fiera di condividerli qui con voi!

Nel descrivere Claudia, è stato detto che la sua “difesa dell’importanza delle donne, non solo storicamente, ma nello scrivere la storia, sarà il suo retaggio più duraturo. Sotto molti versi, lei stessa ha esemplificato le varie opportunità che le donne possono avere di convertire le proprie esperienze in ricche testimonianze storiche, come lei fece, ad esempio, nelle sue riflessioni sulla infanzia nel rione di San Francisco’s Sunset, o nelle sue candide reminiscenze di alcuni conflitti sulla sua partecipazione in Exponent II” (citazione).

Oltre ad essere stata nominata “madre dell’anno dello stato di New York”, Claudia è anche una docente universitaria, avendo pubblicato sette libri e insegnato alla Columbia University e Claremont Graduate University. Ma più che questi brillanti elogi, è stata una citazione di Claudia a saltarmi all’occhio. Sul bilanciare le responsabilità della maternità ha detto: “Sono arrivata a credere che una donna non dovrebbe mai rinunciare ai suoi interessi al di fuori della famiglia, indipendentemente da quanto stanca possa essere o quanto limitata la sua vita possa sembrare durante i duri anni dell’educazione dei figli. Lei dovrebbe sempre tenere un piede nella propria vita”. Questo commento mi ha ricordato dei miei stessi pensieri su questo argomento, soprattutto in questo post su "Millie's Mother's Red Dress" – “il vestito rosso della mamma di Millie”.

Claudia ha evidenziato come l’educazione abbia benedetto la sua vita e la abbia aiutata ad essere una madre migliore:
 “La scuola ha reso i lavori domestici un piacere. Ero lieta di fare biscotti o di cucire vestiti per Pasqua o di leggere storie. Tutte queste cose sono divenute più preziose e desiderabili. Avere interessi al di fuori dell’educazione dei figli o delle faccende domestiche non vuol dire necessariamente essere una donna in carriera.
C’è molta differenza tra  l’essere una devota casalinga e essere un dirigente in un’ azienda “Fortune 500”.
Le madri possono essere incoraggiate dalla chiesa ad educare i propri figli, ma una donna ha anni prima e dopo i figli, e persino ore quando i figli sono piccoli durante le quali può leggere o scrivere qualcosa. Non abbiamo bisogno di mungere le nostre mucche, alimentare le stufe a carbone o filare la nostra lana a meno che non vogliamo. Anche con molti figli c’è tempo per scelte e compromessi”.

Per me questa citazione evidenzia alcuni punti principali:
noi donne abbiamo più flessibilità nelle nostre vite di quanto a volte ce ne diamo credito, e
@ a volte sembra che ci siano solo poche cose culturalmente accettabili che una madre possa fare (gli esempi di Claudia sono orientate alle donne pioniere, ma rende comunque l’idea), ma abbiamo scelte a nostra disposizione.

Nonostante ci possano essere molte donne che preferiscono utilizzare il proprio tempo in eccesso lavorando a maglia, cucendo vestiti, inscatolando personalmente le proprie scorte alimentari, facendo trapunte a mano, e dando lezioni di piano (ho scelto queste attività perché nella mia esperienza personale, sono tutte attività socialmente accettabili per una “madre”), ci sono anche altre madri che servono in organizzazioni non-profit locali, lavorano part-time in un’azienda locale, lavorano da casa (nel caso delle autrici di questo blog in industrie nel settore medico, legale e lavoro sociale), scrivono un libro, o sono coinvolte in una serie di altre attività.

Mi viene in mente un anno durante il quale con le Giovani Donne cucimmo diverse trapunte, e io finii col dare i numeri e chiesi l’inimmaginabile: perché era così importante per me imparare bene a cucire trapunte, e perché non potevamo imparare qualcosa di più pratico ed interessante? In pratica mandai il messaggio che non ero interessata  ad imparare nulla ad eccezione di ciò che stavano imparando i Giovani Uomini (esplorare caverne, cambiare l’olio in una macchina, campeggi, attività di sopravvivenza e altro). Sperai anche di imparare l’informatica, a leggere e discutere di letteratura, parlare di test di ammissione universitari, scelte di carriera, etc. Confesso, il mio approccio non era sensibile o diplomatico, ma da adulta sorrido ancora ripensando a quell’episodio, e penso di aver avuto un punto valido (per quanto presentato in maniera un po’ grezza).ù

Troppo spesso, con le Giovani Donne o con la Società di Soccorso sprechiamo i nostri sforzi in occupazioni che sono “sacrifici insensati”, come li ha descritti di recente Presidente Uchdorf. Lui ha utilizzato l’esempio di presine a punto croce, e vorrei aggiungere l’esorbitante numero di attività della Società di Soccorso che danno importanza al fai da te, all’abilità di sistemare fiori, e come decorare una cupcake. Certamente c’è un tempo ed un luogo per queste cose; questi sono hobby adorabili, e alcuni possono persino essere utilizzati per guadagnare qualche soldino in più.
*Ripeto, se partecipate a queste attività penso sia stupendo e non lo critico minimamente … è una vostra prerogativa di scegliere i vostri hobby.*

Detto questo, faccio fatica a pensare ad un’attività da quando faccio parte della Società di Soccorso che non ha messo in rilievo o il fai da te o il processo del parto. Il parto è sicuramente un argomento importante da discutere tra donne, e sia mio marito che altri mi hanno sottolineato la stupenda sorellanza e amicizia che si può creare in attività durante le quali le donne possono rilassarsi e fare qualcosa di bello insieme. Lo riconosco anche io, e sono d’accordo; ma mi preoccupa il fatto che questi due argomenti compongono le uniche attività della Società di Soccorso alle quali sia stata invitata (soprattutto quelle sul fai da te).

Sono fiduciosa che almeno alcune delle nostre attività, e si spera la maggior parte delle attività, dovrebbero essere centrate su attività che servono le necessità della comunità e uniscono le sorelle nello sforzo di soddisfare la triplice missione della Società di Soccorso (aumentare la fede e la rettitudine personale, rafforzare le famiglie e ricercare ed aiutare i bisognosi). Vorrei aggiungere che queste attività possono far raggiungere gli stessi scopi di un’attività di fai da te: fare amicizia e rilassarsi. Se non altro, un’attività di servizio bene organizzata può formare amicizie ancora più forti e favorire una vera guarigione dell’anima. Per come la vedo io, ci sono molti rioni che sono coinvolti in attività di questo tipo (nella mia confusione e frustrazione, ho chiesto in giro), e di questo me ne rallegro. Spero che abbastanza presto questa sarà la norma nella Società di Soccorso, e che attualizzeremo il nostro potenziale come organizzazione di donne ispirata da Dio in persona per servire le sue figlie e le loro famiglie!

Ritornando sull’argomento di donne che hanno flessibilità e scelte nelle loro attività,  mi torna in mente questa bellissima citazione di Sorella Pat Holland:
“Sono molto grata della nuova consapevolezza che il movimento femminista ha dato ai principi evangelici che abbiamo ricevuto da Madre Eva e prima ancora – la libertà, il diritto di scegliere. Ma una delle più spiacevoli conseguenze che ci si è posta davanti in questa questione del libero arbitrio, è che a causa dell’aumento di diversità negli stili di vita delle donne di oggi, sembriamo ancora più incerte ed insicure tra di noi. Non ci stiamo avvicinando, ma allontanando da quel senso di comunità e sorellanza che ci ha sostenuto e dato forza per generazioni. Sembra esserci un aumento nella competitività e una diminuzione nella generosità verso gli altri. Coloro che hanno tempo ed energia per inscatolare frutta e verdura imparano delle qualità che potrebbero essergli molto utili in tempi di difficoltà – e con l’attuale instabilità economica, questo potrebbe accadere da un momento all’altro. Ma non dovrebbero guardare di sottecchi chi sceglie di acquistare le pesche sciroppate e a cui non piacciono le zucchine in nessuno dei 35 modi diversi di preparazione suggeriti, o che semplicemente ha fatto una scelta cosciente di utilizzare il proprio tempo ed energia in altre attività edificanti
("One Thing Needful", Ensign, Oct. 1987, 26).

So di camminare su di un campo minato nel discutere il fai da te J, ma spero di riuscire a comunicare il mio messaggio con lo stesso amore con cui Sorella Holland ha comunicato il suo. Primo, non giudichiamoci a vicenda come donne. Secondo, rispettiamo le scelte e gli interessi delle altre. E in fine, il mio messaggio personale è che spero saremo capaci di continuare a pensare a come aumentare il lavoro importante nelle nostre vite, e come i guerrieri del Signore dei nostri tempi, considerare come possiamo rafforzare la famiglia nel mondo, essere di supporto ai figli della nostra comunità, nazione e mondo, e farlo utilizzando i nostri talenti e interessi donatici da Dio.

Ci sono mille modi per farlo e un bilione di donne uniche che possono sostenere la causa del Signore a modo proprio. Ultimamente ho pensato alla reputazione delle donne mormone, e sono rimasta un po’ delusa nel realizzare che invece di essere in prima linea sui problemi delle donne, eliminando la violenza infantile, rafforzando le comunità, sostenere le fondamenta sociali per le famiglie, eliminando la schiavitù, e avanzando l’accessibilità dell’educazione ecc … Siamo invece riconosciute nella blogosphera per le nostre impressionanti capacità nel fai da te, i nostri impressionanti link su Pinterest (colpevole), e le adorabili creazioni in vendita su Etsy. Per esempio questo è come un osservatore esterno (non-SUG) descrive il fenomeno delle “mamme alla moda che scrivono sui Blog”: “Hanno la frangia come Zooey Deschanel e armadi pieni di bei vestiti vintage. Le loro case sembrano saltate fuori dai cataloghi di Anthropologie. I loro figli assomigliano ai modelli di Baby Gap … trascorrono i loro giorni liberi su progetti divertenti (cuscini gufo vintage! Orecchini fatti con bottoni riciclati! Tovaglioli stampati a mano!). Passano i loro fine settimana organizzando grandi e bizzarre cene per i loro amici, tutti con figli e mariti altrettanto adorabili … sono gelosa. Anche io voglio disporre fiori tutto il giorno!” (citazione).
La “blogger” ha continuato dicendo, “il fenomeno della casalinga mormone più felice di te, è così ben riconosciuto che ha persino prodotto un blog che ne fa la parodia, Seriously So Blessed - Seriamente così Benedetti, il cui autore immaginario raglia cose del tipo “noi ci divertiamo 24 ore al giorno e AMIAMO essere sposate!”

Certo questa è una generalizzazione delle donne mormone, e non sto dicendo che questi campi o queste attività non siano degne, ma mi preoccupa il fatto che questi sembrino essere gli unici settori in cui siamo comunemente riconosciute come campionesse e innovatrici. Ci dilettiamo in altre questioni, ma penso sia giunto il momento per le donne mormone di farsi avanti e alzare la propria voce nel mondo politico, a favore della famiglia, dei bambini e della religione. Questo è il momento per le donne mormone di organizzare e sostenere le problematiche che minacciano le nostre nazioni e la nostra autonomia spirituale. Questo è il momento per le donne mormore di mobilitarsi e combattere la tremenda battaglia contro la schiavitù, abuso, sfruttamento, e infanticidi che costantemente minacciano una grandissima parte dei figli di Dio e in particolare le sue figlie. Come è scritto così eloquentemente nelle scritture, e citato in cima al banner del nostro blog: “chi sa se non sei diventata regina appunto per un tempo come questo” Ether 4:14.

Se posso essere così sfacciata, so che siamo venute al regno per un tempo come questo! E abbiamo un obbligo e un mandato sacri verso i figli di Dio nel condividere il messaggio di gioia e nel diffondere le nostre benedizioni. Spero di far parte di quel gruppo che accelera la venuta del giorno in cui, le donne mormone, verranno riconosciute per la loro reputazione, non solo come creatrici di bei progetti, blog, e case, ma anche come un gruppo che si batte per la causa della famiglia, libertà e carità.

Non sarebbe fantastico sentire gli altri dichiarare: “queste donne mormone, sono una forza inoppugnabile con cui fare i conti!”

In conclusione, vorrei condividere quest’ultima citazione dalla mia musa per questo post, Claudia Bushman.
So che è un po’ forte, ma la trovo innegabile e mi ha fatto riflettere sulla mia vita.
Qui, lei descrive la sua visione del nuovo ideale per le donne dei Santi degli Ultimi Giorni per le generazioni future:

Le donne cesseranno di lasciare le loro opere scultoree in generosi banchetti distrutti quotidianamente,
in indumenti cuciti per essere indossati da famiglie vivaci,
o a decorare torte ornamentali.
Seguiranno l’ammonimento dato ad Emma Smith,
e il loro tempo verrà dedicato a scrivere ed imparare tanto.
Gli sarà data una matita d’oro alla nascita per scrivere i loro pensieri e le loro esperienze …
in breve, un nuovo mondo ci verrà aperto, e tutto sarà possibile.”